Otto nazioni hanno raggiunto il net-zero, dimostrando che per migliorare la qualità dell’aria è cruciale ridurre le emissioni delle industrie e riforestare le aree del paese.
Il net-zero è un concetto che si riferisce all’equilibrio tra le emissioni di gas serra prodotte e quelle rimosse dall’atmosfera. In altre parole, un paese o un’azienda che raggiunge il net-zero non emette più gas serra di quanti ne rimuove attraverso la rimozione attiva (ad esempio, la riforestazione, la cattura e il sequestro di carbonio) o la compensazione (ad esempio, l’acquisto di crediti di carbonio da progetti che rimuovono il carbonio dall’atmosfera). Il net-zero non significa che non si emettano più gas serra, ma significa che le emissioni sono compensate in modo che non ci sia un aumento delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera.
Il raggiungimento del livello di emissioni nette zero è uno degli obiettivi principali delle conferenze sul clima degli ultimi anni. Molte nazioni, tra cui l’Italia, si stanno impegnando per raggiungere questo traguardo entro il 2030, mentre paesi come la Cina e l’India hanno un orizzonte temporale leggermente più lungo. Ci sono pochi Paesi che hanno già raggiunto il livello di net-zero, e si considerano “serbatoi di carbonio” poiché assorbono più anidride carbonica di quella che emettono. questi paesi offrono un esempio virtuoso per il resto del mondo su come è possibile raggiungere l’equilibrio tra le emissioni e il sequestro o compensazione.
I magnifici 8 del Net-Zero
Il Bhutan è un Paese dove l’agricoltura di sussistenza, la gestione delle foreste e il turismo sostenibile sono elementi fondamentali dell’economia. La protezione dell’ambiente è una priorità assoluta e la gran parte del territorio è coperto da parchi nazionali protetti. Nonostante ciò, l’economia del Bhutan non ha subito danni, anzi il Pil del paese è cresciuto mediamente del 7,5% all’anno dalla fine degli anni ’80, e la povertà è passata dal 36% del 2007 al 12% del 2017. Le Comore sono un arcipelago situato nell’Oceano Indiano, a nord del Madagascar. E’ uno dei paesi più poveri al mondo con un’economia basata su agricoltura, pesca e allevamento. Gran parte del territorio è protetto, con circa il 25% delle aree designate come riserve naturali protette.
Madagascar è un’isola situata a sud delle Comore, attualmente a emissioni nette zero, tuttavia c’è il rischio che il paese possa tornare a emettere CO2 entro il 2030. La deforestazione massiccia rappresenta una grande minaccia per il paese, nell’ultimo ventennio circa il 25% delle foreste del paese sono state distrutte. Il Suriname, piccola nazione dell’America del Sud, è nota per essere uno dei paesi con la più alta copertura forestale al mondo, con il 93% del territorio coperto da foreste. La densità di popolazione del paese è bassa, con solo 3 abitanti per chilometro quadrato. Le foreste del Suriname svolgono un ruolo importante nell’assorbimento del carbonio e nella conservazione della biodiversità.
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Il Gabon è uno stato africano caratterizzato dalla presenza della foresta pluviale del Congo, che copre l’88% del territorio del paese. Il Gabon è fortemente impegnato nella lotta alla deforestazione e gestisce le proprie risorse naturali in modo sostenibile. Le Nazioni Unite hanno definito il Gabon un “modello di conservazione ambientale“. Tuttavia, le esportazioni di petrolio greggio rappresentano una delle principali fonti di reddito del paese e contribuiscono al 40% del Pil nazionale. La Guyana è un’altra nazione sudamericana con una alta copertura forestale. Il paese mira a ridurre ulteriormente le proprie emissioni inquinanti del 70% entro il 2030. Tuttavia, nel 2019 è diventato un nuovo produttore di petrolio e nel 2022 le esportazioni sono aumentate notevolmente, questo potrebbe far perdere al paese lo status di Paese a zero emissioni nette.
Niue è un’isoletta corallina di appena 260 km2 con solo 2.000 abitanti, l’economia di Niue si basa sul turismo, pesca e agricoltura. Il contributo delle emissioni di gas serra del paese è minima, pari allo 0.0001% del totale globale, per questo si autodefinisce serbatoio di carbonio. Nonostante questo ruolo marginale, Niue è uno dei luoghi più colpiti dai cambiamenti climatici, ad esempio nel 2004 la capitale dell’isola è stata distrutta da un ciclone e l’isola rischia di essere sommerse dall’innalzamento del livello del mare e la sua barriera corallina è danneggiata dall’acidificazione degli oceani. Anche Panama ha raggiunto livello di emissioni nette zero. Il paese è coperto per il 65% da foresta pluviale atlantica e abitato da 4,5 milioni di persone. Più del 33% del paese è protetto e ospita oltre 10.000 specie di piante. Il governo mira a riforestare 50.000 ettari di territorio entro il 2050.
Ci sono alcune lezioni che possiamo imparare dai paesi che hanno raggiunto zero emissioni nette. In primo luogo, questi paesi si trovano in territori ricchi di foreste e risorse naturali, hanno una densità di popolazione bassa, un’industria poco sviluppata e leggi ambientali rigorose. Queste caratteristiche li rendono in grado di raggiungere zero emissioni nette. Paesi come l’Italia non possono aspettarsi di avere lo stesso impatto ambientale di un’isola come Niue, tuttavia questi esempi virtuosi ci mostrano che i polmoni verdi sono fondamentali per l’equilibrio climatico e che ridurre le emissioni industriali è un passo importante per raggiungere l’obiettivo zero emissioni nette entro la fine del decennio.