L’estate bussa alle porte. Difficilmente non le verrà aperto con gioia: la stagione più calda dell’anno evoca riposo ed è sinonimo di vacanze, spesso trascorse recandosi in spiaggia, luogo di rigenerazione fisica e spirituale nel quale la simbiosi con la natura circostante raggiunge l’apice immergendosi tra le braccia del mare.
Coloro i quali si rivedono in queste sintetiche righe, già pregustano il momento: devono però stare attenti e ricordare che fare un bagno, nonostante sia un momento piacevole, può nascondere insidie e inconvenienti. Il mare infatti ospita alcuni animali, specie viventi con le quali è essenziale convivere: oltre alle meduse, ai granchi e ai ricci di mare è necessario prestare attenzione anche a un altro abitante dell’acqua salata.
Il protagonista assoluto dell’articolo è quasi impossibile da avvistare perché è abilissimo a mimetizzarsi nella sabbia: è la tracina, o pesce ragno, specie di colore prevalentemente marrone, provvisto di spine velenose (nella pinna dorsale e sulle branchie) affilate come aghi. Può arrivare a misurare fino alla ragguardevole lunghezza di 50 cm (anche se raramente, i più comuni sono tra i 10 e i 30 cm) e vive nel Mar Mediterraneo (diffuso anche nelle acque dell’Oceano Atlantico).
Questa specie, appartenente alla famiglia delle Trachinidae, si nutre di piccoli pesci e crostacei ma è l’incubo di surfisti, bagnanti, nuotatori e pescatori poiché la sua puntura è molto dolorosa nonché velenosa (non punge deliberatamente: quando si viene a camminare sopra di lei, la spina dorsale si raddrizza – per difesa – e affonda nel piede iniettando un veleno).
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Con la bassa marea, si arena nella zona della riva e si rintana nella sabbia per poter sopravvivere e aspettare l’alta marea. Qualora si venga punti dalla tracina, è necessario conoscere sintomi e trattamenti.
La tracina inietta molecole proteiche responsabili di un dolore che raggiunge l’apice dopo circa mezz’ora dalla puntura. In alcuni casi la sensazione di disagio persiste fino a 24 ore. I sintomi più comuni includono: dolore intenso, febbre, gonfiore ed eruzione cutanea, nausea, vomito, mal di testa, pressione sanguigna bassa, prurito, svenimento, tremori, convulsioni, crampi addominali. I decessi sono – comunque – estremamente rari.
É fondamentale intervenire immediatamente, in primis rimuovendo con una pinzetta le spine conficcate sul piede (nel caso si manifesti difficoltà a respirare è consigliabile recarsi in Pronto Soccorso al più presto). Si suggerisce in un secondo momento di immergere il piede in acqua dolce molto calda (40 °C circa, infatti la tossina iniettata dal pesce è termolabile a temperature vicine ai 50 °C ), per non meno di 30 minuti.
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Ci ricorda l’ISS (Istituto superiore di sanità) che “in ogni caso risulterà utile recarsi da un medico per valutare, in base ai disturbi (sintomi) presenti, la necessità di cure locali o generali, in particolare l’applicazione di pomate cortisoniche o antibiotiche sulla ferita e un’eventuale profilassi antitetanica”. In caso si venga a contatto con una tracina non ricorrere a rimedi “fai da te” internettiani (ad esempio avvicinarsi all’estremità incandescente di una sigaretta spenta per 5-10 minuti).
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