Gli scienziati lanciano l’allarme per l’estinzione non solo per determinati animali, ma c’è un altro problema che non viene preso in considerazione.
Uno studio effettuato negli ultimi mesi da parte della Stanford School of Humanities and Sciences, in collaborazione con l’Istituto di Ecologia dell’Università Nazionale Autonoma del Messico, ha messo in evidenza un problema enorme per l’evoluzione della vita sul pianeta. Gli scienziati Gerardo Ceballos e Paul Ehrlich, che hanno guidato gli studi e i loro team di ricerca, lanciano l’allarme, affermando che “stiamo mutilando l’albero della vita”. Cosa significa?
Si tratterebbe di una vera e propria estinzione di massa, provocata dall’impatto dell’essere umano sul mondo intero, persino sull’evoluzione stessa degli animali. Non si tratta soltanto di condannare determinati animali all’estinzione, quindi la specie, come ad esempio la tigre della Tasmania, il piccione migratore o il delfino del fiume Yangtze, ma l’intera categoria alla quale questi animali fanno riferimento. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla testata scientifica PNAS.
La scomparsa di determinati animali, come quelli che abbiamo accennato, ha condannato inevitabilmente intere categorie, ossia specie simili raggruppate all’interno di una categoria. In pratica, come affermano gli studiosi, le cui parole sono riportate anche da un articolo apparso su Il Fatto Quotidiano, sono stati mutilati interi rami dell’albero della vita, rami essenziali per l’evoluzione di una specie. Ma i casi sarebbe numerosi, purtroppo.
Fino a oggi, infatti, la comunità scientifica ha focalizzato la propria attenzione soltanto per quanto riguarda l’estinzione della singola specie, senza far caso a tutto il gruppo di appartenenza. Con il trascorrere dei decenni, l’uomo e le attività antropiche stanno frenando l’evoluzione della vita sul pianeta. Si arriverà a un punto, dice il professor Cabellos, in cui l’umanità vivrà quasi senza altri animali, ed esisterà quasi da sola sul pianeta.
In sintesi, stiamo perdendo intere categorie di specie animali. Secondo i dati forniti dalla Birdlife International e da altri database, i ricercatori coinvolti nello studio sono riusciti a esaminare attentamente quasi 5500 generi di animali vertebrati che vivono sulla terraferma, suddivisi in 34.600 specie. Hanno scoperto che, a partire al 1500, si sono estinti 63 generi di vertebrati. Di questi, 44 generi appartengono agli uccelli, seguiti poi dai mammiferi, dagli anfibi e dai rettili.
A spaventare è l’attuale tasso di estinzione dei vertebrati, che ha subito un’accelerazione fortissima negli ultimi 50 anni, pari a 35 volte quella avuta in un milione di anni. Un fenomeno tremendo, che mette i brividi, e che solleva molteplici riflessioni sulla nostra presenza distruttiva su questo pianeta. Senza la presenza dell’uomo, il mondo avrebbe perduto soltanto due generi, e invece le attività antropiche hanno innescato per questo ciclo distruttivo, definito dagli scienziati come “annientamento biologico”.
Negli ultimi 5 secoli, gli esseri umani hanno provocato la stessa estinzione di generi che si sarebbe vista, secondo il ciclo della natura, in otre 18 mila anni. La ricerca mette in evidenza la gravità della situazione. L’estinzione dei generi è molto più grave rispetto all’estinzione della specie, perché non dà proprio più modo di una progressione evolutiva. Quando una specie si estingue, altre specie possono ricoprire il suo ruolo all’interno dell’ecosistema. Se si estingue un genere, invece, nessuno può rimpiazzarlo.
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