Quante volte ci è capitato di dover trattenere la pipì molto a lungo? Gli impegni al lavoro, un viaggio in macchina o un po’ di pigrizia possono influire, ma attenzione alle conseguenze.
Cosa ci porta a trattenere la pipì? Le ragioni possono essere le più svariate: nella maggior parte dei casi ci troviamo di fronte a impedimenti reali, ad esempio un bagno in piscina (il discorso cambia radicalmente se si parla del mare), un lungo viaggio in macchina senza possibilità di sosta o gli impegni frenetici del lavoro che ci portano a non ritagliarci nemmeno un attimo di tempo per andare in bagno. Svegliarsi durante la notte e doversi alzare dal letto per andare in bagno, a volte, può portarci a un po’ di pigrizia e a decidere di trattenerci fino alla mattina dopo.
Ma che conseguenze hanno queste decisioni sulla salute del nostro apparato urinario? Trattenere la pipì per un breve lasso di tempo, di solito, non è problematico. I danni possono sopraggiungere quando questa pratica diventa un’abitudine e quando si trattiene la pipì molto a lungo. A tal proposito è bene specificare che, per quanto ci si impegni, a un certo punto la vescica di svuoterà automaticamente e senza possibilità di controllare l’atto. Per la precisione ciò avverrà quando il volume di liquido nella vescica raggiungerà i 600/800 ml, vale a dire circa il doppio dell’urina da evacuare quando percepiamo lo stimolo di andare in bagno per la prima volta.
Il ristagno di batteri nella vescica, specialmente se si è abituati a bere poca acqua, può portare all’insorgenza di infezioni. Una delle più note e diffuse infezioni di questo tipo è la cistite, un’infiammazione della mucosa vescicale solitamente provocata da un’infezione batterica. La pielonefrite, invece, può nascere in conseguenza di una cistite o di un’infezione urinaria non trattata, poiché i batteri presenti nella vescica, attraverso gli ureteri (i canali che collegano i reni alla vescica), risalgono fino ai reni.
Un’altra conseguenza di rimandare la minzione troppo a lungo può essere il danneggiamento del pavimento pelvico, in particolare dello sfintere uretrale interno e di quello esterno. Quello esterno ci permette di trattenere la pipì, ma rischia di indebolirsi se protraiamo questa pratica a lungo. Quello interno subirà le stesse conseguenze, provocando l’insorgenza di incontinenza urinaria.
Trattenere la pipì può infine comportare la formazione di calcoli nella vescica o nei reni, in conseguenza dei quali si sentiranno fortissimi dolori nella zona lombare, che si irradieranno dai fianchi fino alle gambe. In rari casi trattenere la pipì potrà essere una buona pratica di allenamento per la vescica, nello specifico nei pazienti affetti da vescica iperattiva. Questi ultimi potranno seguire un programma personalizzato creato da un urologo per aumentare la capacità massima della propria vescica.
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