Nell’ambito della questione del nucleare in Italia Legambiente fa il punto sulle scorie nucleari, sottolineando come ci troviamo in una situazione che comunque desta un certo allarme. Il tutto riguarderebbe in particolare i rifiuti nucleari che ogni anno vengono prodotti nel nostro Paese dall’industria, dalla ricerca e dalla medicina. Un problema da non sottovalutare, visto che ci troviamo già di fronte a 10.000 metri cubi di scorie radioattive che devono essere soggette ad un’adeguata opera di smaltimento in tema di rifiuti pericolosi. Un pericolo in termini di impatto ambientale.
È difficile trovare una soluzione precisa sulla gestione dei rifiuti in questione, anche perché spesso ci si ritrova a dover fare in conti con fenomeni di illegalità che rendono più complessa l’attuazione di interventi a favore della sostenibilità ambientale. Il problema quindi persiste ed assume via via dimensioni sempre più considerevoli.
A questo proposito Giorgio Zampetti, geologo di Legambiente, spiega:
Ad oggi nel nostro Paese si contano 100mila metri cubi di scorie nucleari già esistenti, di cui 27mila m3 derivanti dalle attività delle vecchie centrali nucleari fermate dal referendum del 1987, 50mila m3 derivanti dallo smantellamento delle vecchie centrali e 20mila m3 di rifiuti nucleari che arrivano dalla ricerca e dalle attività ospedaliere e industriali.
In tema di nucleare l’Unione Europea ha proposto delle norme per lo smaltimento delle scorie, anche perché è necessario che i rifiuti radioattivi vengano messi in sicurezza per non creare danni ambientali e conseguenze alla salute. Nonostante lo stesso premio Nobel Gross ha affermato che il nucleare in Italia è energia sicura, da più parti permangono dubbi sullo sfruttamento di questa forma di energia in Italia.