E’ incredibile prendere atto di come il ruolo delle nuvole nel surriscaldamento globale e nella filtrazione dei raggi solari sia determinante ed al contempo ancora misterioso. Numerosi studi si sono susseguiti nel tempo per comprendere la funzione delle nuvole sulla vita umana e come esse si modificano nel tempo. Il surriscaldamento globale, dovuto principalmente da emissioni di C02 sempre più alte – nonostante le promesse degli Accordi di Parigi – sta creando disastri non solo pronosticati dalla comunità scientifica, ma visibili ad occhio umano. Con la conseguenza che questo processo in crescendo deve essere interrotto al più presto. Ma non è semplice. L’accordo è comune nelle intenzioni, meno nei fatti. I Paesi in via di sviluppo stanno progressivamente accelerando l’estrazione di carbone per rivenderlo alle grandi economie mondiali, in “astinenza” da materie prime.
Uno studio guidato dall’Università del Texas ad Austin, pubblicato sul Journal of Advances in Modeling Earth System lancia l’allarme. In futuro – non poi così lontano – si potranno osservare le nuvole restringersi e seccarsi, come le calotte polari. In alternativa, si potrebbe verificare il fenomeno opposto. Le nuvole si potrebbero addensare maggiormente. Ma nessuno dei due scenari è auspicabile.
Le nuvole sono l’ago della bilancia del clima futuro, lo conferma lo studio
Michael Pritchard, autore della ricerca, spiega: “Se chiedi a due diversi modelli climatici come sarà il futuro quando aggiungiamo molta più CO2, ottieni due risposte molto diverse. E la ragione principale di ciò è il modo in cui le nuvole sono incluse nei modelli climatici”. Quindi il modo in cui le nuvole cambiano è un indicatore fondamentale per scoprire che futuro si deve immaginare con emissioni sempre maggiori di Co2.
L’incertezza e l’instabilità delle previsioni ha portato ad elaborare 2 modelli, che con tecnologie avanzate possano osservare nel dettaglio il comportamento delle nuvole che, in quanto particelle di nebulosa, sfuggono all’osservazione dei più potenti mezzi. Secondo Pritchard per ottenere una misurazione efficace si dovrà aspettare il 2060, quando le tecnologie saranno adeguate.
Ma lo studio da egli condotto ha tentato di risolvere il problema con un modello a maglie larghe. Senza addentrarsi in riferimenti scientifici, difficilmente comprensibili ai più, si può affermare che la ricerca ha prodotto dei risultati che con soddisfazione del team hanno potuto definire le conseguenze dei cambiamenti climatici in due opzioni distinte, ognuna delle quali rappresenta un differente scenario verso il quale si sta andando.
Pritchard illustra i risultati in parole semplici, ma incisive: “Se quelle nuvole si restringono come faranno le calotte glaciali, esponendo superfici più scure si amplificherà il riscaldamento globale e tutti i rischi che ne derivano. Ma se fanno l’opposto e si addensano è meno pericoloso”. Tuttavia meno pericoloso non significa innocuo o privo di rischi.