L’Obon festival, che si svolge ogni anno in Giappone, è una celebrazione collegata a diverse leggende e spettacolari rituali. Di cosa si tratta.
Il Giappone fa parte a tutti gli effetti del misterioso Oriente nell’immaginario collettivo occidentale. Anche perché è il Paese che si trova più ad est dell’Asia. Quindi non solo immagini frenetiche di Tokyo, una delle città più popolose ed attive al mondo, ma il contrasto netto con la pace e la serenità della provincia. Dove si possono ammirare in silenzio le fioriture dei ciliegi in primavera ed osservare passeggiare uomini e donne in abiti tradizionali. Ed ogni anno viene celebrato l’Obon Festival, anche detto Bon festival. la tradizione è quella buddista giapponese, dunque una festa di matrice religiosa praticata particolarmente dai monaci buddisti.
Ben presto si è secolarizzata ed è diventata una celebrazione dedicata alle famiglie ed alle proprie origini, come il luogo di nascita, i genitori, gli antenati etc. La celebrazione ha luogo in estate, e dipendentemente dalle varie aree del Giappone, ed al calendario che viene seguito, può essere festeggiata a metà luglio come a metà agosto. La celebrazione dura tre giorni e tre notti, e generalmente comporta il ritorno della persona nel luogo natale.
L’Obon festival: le origini
Come accennato, le origini sono del buddismo giapponese misto al confucianesimo. Il nome Obon è l’abbreviazione di una parola giapponese utilizzata per indicare la sofferenza, ed in particolare la sofferenza “a testa in giù”. Le celebrazioni servono per abbreviarla e liberarsene. In particolare vengono evocati gli spiriti degli antenati, i quali possono soffrire a loro volta, dipendentemente dalla condizione in cui sono incastrati.
L’origine primaria dell’Obon festival viene da una leggenda che riguarda il Buddha. Un giorno egli vide un suo discepolo, Maha Maudgalyayana in stato di forte abbattimento. Era appena morta la madre e l’uomo soffriva incredibilmente sapendola preda del regno degli “spiriti affamati“, una condizione di eterna sofferenza ed insoddisfazione delle anime. Si recò dal Buddha per chiedergli come liberare la madre da quel regno. Egli gli suggerì di fare delle offerte a dei monaci che tornavano dal ritiro estivo, nel quindicesimo giorno del mese. E così l’uomo riuscì a dare pace all’anima della madre, ed inoltre scoprì quanto la donna si era prodigata per lui quando era in vita. Felice, iniziò a danzare, e questa danza divenne un rituale classico durante le celebrazioni.
La liberazione dal regno degli spiriti affamati
La cerimonia buddista degli spiriti affamati non viene celebrata solo durante l’Obon festival. Nella tradizione zen si offre del cibo durante la giornata del 31 ottobre, che coincide con la festa anglosassone di Halloween. In quell’occasione gli spiriti affamati vengono prima evocati con grandi rumori, e poi mandati via. Lo stato del regno degli spiriti affamati è uno di quelli che per la tradizione buddista genera maggiore sofferenza. Durante l’Obon Festival, oltre alle celebrazioni religiose, ci accendono lanterne colorate davanti alle case e si offre del cibo agli spiriti degli antenati per placarli.