Carta igienica, la usiamo tutti i giorni ma siamo sicuri di fare bene? Ecco cosa c’è da sapere sul punto per un impiego consapevole.
C’è qualcuno che non usa la carta igienica? Assolutamente impossibile vista la sua importante funzione. Tutti i giorni infatti se ne consumano tantissimi rotoli per assolvere al loro scopo all’interno delle quattro mura domestiche e nelle toilette di locali ed uffici. Pensare di vivere senza i rotoli di velina è difficile anche perché non sempre abbiamo accanto il bidet.
Va da sé quindi che tale carta venga scelta in maniera corretta, si tratta infatti di un prodotto utile e che tocca le parti delicate del corpo. Una precisazione ovvia ma doverosa perché sono state fatte delle ricerche a campione su tali prodotti e quello che ne è uscito fuori è semplicemente allarmante.
Sono 21 le marche differenti di carta igienica analizzate dai ricercatori – marche prodotte da tutto il mondo, quindi nulla esclude che siano pure prodotti che abbiamo nelle nostre case – per cui hanno fatto una scoperta assurda. A quanto pare tutti i rotoli erano contaminati da PFAS (sostanze perfluoroalchiliche), che rimarranno chimici per sempre. Non riescono a degradarsi nell’ambiente divenendo una pesante minaccia.
Soprattutto se consideriamo che questi si trovano praticamente ovunque, a causa del suo massiccio uso in imballaggi, prodotti per la cura personale, tessuti impermeabili, vernici, solo per indicarne alcuni. I ricercatori hanno preferito non rivelare le 21 marche coinvolte ma questa massiccia presenza di sostanza tossica – su tutti i rotoli testati – fa capire quanto sia ancora piu’ ampia la portata del danno. Che sia un invito a disciplinare in maniera sostenibile la produzione – e lo smaltimento – di questa merce.
A quanto pare le PFAS recano dei problemi alla nostra salute non indifferenti: danni riproduttivi e sviluppo del cancro, diabete, soppressione del sistema immunitario, colite ulcerosa, ipertensione in gravidanza… tutta condizioni veramente gravi. Insomma, è evidente come la carta igienica con la sua presenza di sostanze nocive e considerato il suo largo consumo, sarà tra le principali fonti di PFAS nell’ambiente.
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