La macchina che pulisce gli oceani di Ocean Cleanup funziona, e da mesi circola nel Pacifico alla ricerca di plastica da inglobare. Forse non tutti sanno che a inventare tale sistema è stato il giovane olandese Boyan Slat. Il ragazzo, classe 1994, ha messo a punto una nuova invenzione tutta green. Dopo la macchina che pulisce gli oceani ecco pronta la barca che pulisce i fiumi.
A dare annuncio dell’innovativa invenzione anti inquinamento è “The Ocean Cleanup”. L’organizzazione senza scopro di lucro ha messo in pratica il progetto del giovane inventore olandese. Vediamo in cosa consiste il nuovo sistema di pulizia dei fiumi inventato da Boyan Slat.
Dalla macchina che pulisce gli oceani alla barca che pulisce i fiumi
Nel 2012, anno di invenzione della macchina che pulisce gli oceani, Boyan Slat aveva solo 18 anni. Messa alla prova nel 2019, l’invenzione ha dato buoni risultati. La prima raccolta di plastica ha avuto luogo nell’oceano Pacifico.
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La macchina che pulisce gli oceani dalla plastica non è altro che una sorta di barriera galleggiante. È formata da un grande tubo di gomma attaccato a un’ancora che arriva fino a 600 metri di profondità. Aprendosi, il tubo incamera tutta la plastica che galleggia sull’acqua. L’immondizia, così imprigionata, può essere poi facilmente raccolta.
Ma al sistema 001/B ora si aggiunge Interceptor 004, il nuovo sistema di pulizia delle acque che si prende cura dei fiumi.
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Lo scopo è sempre la raccolta dei rifiuti nelle acque del nostro pianeta. L’idea di base è che pulire gli oceani, per quanto necessario, non risolve il problema all’origine. Perché in mare ci va a finire quello che viene trasportato dai fiumi. Ecco allora l’intuizione di Boyan Slat: attendere alla foce i fiumi e ripulirne le acque.
Come funziona la barca che pulisce i fiumi
La barca che pulisce i fiumi è ancorata sul fondo e utilizza il flusso delle acque in maniera naturale. Così cattura la plastica senza sforzi. Il sistema è progettato per un funzionamento autonomo e continuato, ossia 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Secondo il progetto, la sua barriera galleggiante non darà problemi ad altre navi e imbarcazioni che si troveranno a passare nelle sue vicinanze.
In più non impedirà il movimento della fauna selvatica locale, che vive nei pressi dei grandi fiumi. A monitorare il tutto (prestazioni, consumo di energia, stato dei componenti della barca) sarà un computer di bordo sempre connesso a Internet.
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Il sistema è ancorato al letto del fiume per utilizzare il suo flusso naturale in modo da catturare la plastica, ed è progettato per un funzionamento autonomo 24/7, eliminando la necessità di pericolosi lavori manuali. La sua barriera galleggiante non interferirà con le altre navi e non danneggerà la sicurezza, né impedirà il movimento della fauna selvatica, requisiti critici quando si opera nei grandi fiumi. Un computer di bordo connesso a Internet monitora le prestazioni del sistema, il consumo di energia e lo stato dei componenti.
E se la prima nave di The Ocean Cleanup è salpata con lo scopo di eliminare dal mare la metà delle circa 300 mila tonnellate di plastica in cinque anni, ora la missione è liberare i fiumi dai rifiuti di plastica. Rifiuti che, lo sappiamo bene, si sono accumulati tanto da divenire un serio problema per il futuro di interi ecosistemi.
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