Per gli amanti degli oceani, delle acque profonde e della tecnologia la nuova app Ocean Spy pubblicata e realizzata da Ifremer, il Centro di Oceanografia Francese, è quello che fa per te
Sapere cosa c’è sotto la superficie del mare quando magari nuoti o ti trovi a spostarti in aereo è uno stimolo sempre grandissimo. Grande al punto che vorresti poterti immergere e magari hai già imparato a memoria tutte le varie specie di piante e di animali che abitano il tuo tratto di mare preferito. Riconosci gli organismi grandi e piccoli, vegetali e animali, a colpo d’occhio.
Se ti rivedi in questa descrizione sappi che è il caso che allora scarichi l’app Ocean Spy realizzata dal Centro di Oceanografia Francese. Si tratta di una app che è in realtà un progetto dedicato alla collettività e che proprio grazie al lavoro della collettività ha trasformato oltre 16 mila immagini di fondali marini in materiale di studio e monitoraggio.
Ocean Spy, lavorare fianco a fianco degli oceanografi
Il progetto Ocean Spy è la nuova app che mette cittadini ed entusiasti del mare e degli oceani nelle condizioni di collaborare con la catalogazione e la annotazione di migliaia e migliaia di immagini raccolte dai sensori e dalle fotocamere che il Centro di Oceanografia Francese ha sparso in alcune zone. Al momento ci sono tre progetti: Deep Reef Spy, Shore Spy e Deep Sea Spy. Deep Riff Spy mette a disposizione degli esperti ed entusiasti degli oceani immagini raccolte nelle fredde acque piene di corallo di Lampaul Canyon che si trova al largo delle coste francesi nel punto in cui la placca oceanica si approfondisce. Shore Spy si occupa invece della baia di Brest, un luogo importantissimo della Bretagna, mentre scendono a 1700 metri di profondità le immagini di Deep Sea Spy a caccia della vita animale ed eventualmente vegetale dei geyser del fondale marino.
Perché i progetti collettivi sono importanti
Non si tratta certo di mancanza di voglia di lavorare da parte degli oceanografi esperti del Centro di Oceanografia Francese. Ma come sottolineato dalla coordinatrice di Ocean Spy Catherine Borremans, la prima app Deep Sea Spy lanciata nel 2016 conteneva oltre 50 mila immagini che sono state esaminate e annotate da più di 1.500 utenti aiutando così gli esperti in un lavoro che invece avrebbe portato via quasi 80 giorni di lavoro ininterrotto. Un lavoro che ovviamente gli esperti avrebbero fatto volentieri.
Ma l’idea di un progetto collettivo è di certo un modo per far toccare con mano a chi si trova sopra la superficie e probabilmente non scenderà mai a toccare il fondale ciò che in questi luoghi così remoti eppure fondamentali si trova in termini di biodiversità. Perché tra gli effetti del cambiamento climatico ci sono anche quelli che paradossalmente stanno colpendo le creature che vivono molto lontano dalla superficie terrestre esposta direttamente alla nostra incuria. Un esempio fra tutti lo sbiancamento dei coralli dovuto al cambiamento della temperatura che porta alla morte di questi animali così particolari. Progetti collettivi come Ocean Spy servono per captare gli entusiasti degli oceani ma anche a dare loro modo di condividere con altri questa passione.