A New York due settimane di negoziati, che si concluderanno il 3 marzo, per proteggere le vaste aree acquee del mondo. Tutelarle è importante.
Sono iniziate lunedì 20 febbraio 2023 le trattative per trovare l’accordo sulla protezione di vaste aree di oceani. Si terranno a New York due settimane di negoziati per proteggere le ampie aree acquee del mondo. A Montreal è stato stabilito che il 30% del suolo e delle aree marine doveva diventare protetto e il riconoscimento dei popoli indigeni, come guardiani della natura. Per questo motivo c’è tanto ottimismo fra i delegati ONU.
Proteggere gli oceani è importante, ma richiede tanti sforzi non è un compito facile. Questo accade perché zone al di fuori del controllo degli stati costieri entrano nel mirino degli interessi di pochi stati o aziende private. Se questo accade, queste aree, diventano dopo tempo sempre meno controllate.
Gli oceani sono importanti e vanno preservati, hanno una funzione vitale, ovvero, assorbono CO2, catturando il carbonio in superficie e trasferendolo in profondità. Favorisco la riduzione della CO2 in atmosfera. Riescono a produrre dal 50% all’80% dell’ossigeno del pianeta e ne consumano una parte per mantenere in vita gli ecosistemi marini.
Le acque territoriali sono state divise per gli Stati costieri, se ogni paese dovesse occuparsi di 370 km che si estendono dalle coste, dal punto di vista della tutela ambientale gli oceani e le aree marine sono una cosa sola.
Pubblicato sulla rivista scientifica Nature “Protecting the global ocean for biodiversity, food and climate” ha approfondito e analizzato la vera importanza degli oceani e dell’impatto che può avere la pesca su questi ecosistemi. La ricerca, come riferisce Ohga!, ha messo in evidenza che la pratica della pesca rilascia nell’oceano centinaia di milioni di tonnellate di carbonio ogni anno.
Ma in questo contesto conta anche sapere quali miglioramenti porterebbe la protezione delle aree marine: il pescato globale potrebbe aumentare fino a 8 milioni di tonnellate metriche. Gli scienziati hanno pensato per molto tempo che i fondali fossero il grandissimo deposito del carbonio del pianeta, ma è stato trasformato in una fonte di emissione di carbonio. Con la pesca a strascico, infatti, il fondale viene disturbato e, se riportato in superficie, si trasforma in anidride carbonica, rimanendo nell’aria per più di mille anni.
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