In Olanda infuriano le proteste da 15 giorni: gli attivisti di Extinction Rebellion chiedono l’abolizione dei sussidi ai combustibili fossili. Cosa sta succedendo.
Una ribellione a favore del pianeta che va avanti da ben 15 giorni, un paese spaccato a metà: questa la situazione in cui versa l’Olanda dallo scorso 9 settembre, giorno in cui gli attivisti di Extinction Rebellion hanno dato il via ad un escalation di proteste.
Il movimento, nei momenti di mobilitazione massima, è riuscito ad accorpare la bellezza di 25.000 anime. Persone disposte a posizionarsi all’uscita dell’autostrada A12 – la quale garantisce l’accesso a L’Aia – pur di dimostrare il loro dissenso rispetto ai sussidi erogati dal governo a favore dei combustibili fossili (qui per comprendere quale sia l’entità dei danni che i suddetti procurano al pianeta).
Un caso di disobbedienza civile che starebbe assumendo dimensioni sempre più imponenti, e che, per numero di aderenti, non è neanche lontanamente paragonabile alle proteste che, negli scorsi mesi, venivano organizzate dagli attivisti di Ultima Generazione.
L’obiettivo per cui lottano gli esponenti di Extinction Rebellion è più che lampante: un chiaro segnale da parte del governo olandese, a cui si chiede di far marcia indietro in tema di aumenti dei sussidi ai combustibili fossili. La mobilitazione, che sta raccogliendo sempre più adesioni, non sembra destinata a spegnersi.
Nei momenti di massima mobilitazione si è addirittura raggiunto il picco delle 25.000 persone. Individui che si battono a favore dell’ambiente, disposti a sostare per ore ed ore dinanzi all’uscita della A12 che permette l’accesso a L’Aia. La causa ambientale, agli occhi di coloro che hanno sposato l’iniziativa di Extinction Rebellion, giustifica abbondantemente lo sforzo.
L’impegno portato avanti con determinazione dagli attivisti è tangibile, e tutt’altro che destinato ad esaurirsi presto. Da circa 15 giorni – più precisamente da sabato 9 settembre – gli aderenti all’iniziativa si mobilitano per far arrivare un messaggio più che chiaro al Governo olandese: il taglio dei 40 miliardi di euro di sussidi a beneficio dei combustibili fossili.
Si tratta di una delle industrie maggiormente in espansione in Olanda, nonché di una delle più agguerrite nella tutela di quelli che sono i profitti economici derivanti dall’impiego dei combustibili fossili. Il Fossil Fuel Subsidy Tracker, in un recente report, ha svelato che gli stimoli allo sviluppo del fossile sono cresciuti esponenzialmente nel corso degli ultimi dieci anni.
Ad aver fatto infuriare la protesta, la scoperta dell’erogazione di circa 31 sussidi a vantaggio della suddetta industria, per un ammontare della spesa pubblica di circa 40 miliardi di euro. Uno scenario di fronte al quale ambientalisti e attivisti non avrebbero potuto non mobilitarsi in massa.
Nonostante le forze dell’ordine blocchino ogni giorno centinaia di persone, a queste se ne sostituiscono prontamente delle altre disposte a battersi per il medesimo scopo. Il messaggio lanciato da Extinction Rebellion arriva forte e chiaro: fino a che il Governo non ascolterà le richieste del movimento, i suoi membri continueranno ad occupare l’A12. Mentre si fa sempre più serio il rischio che le forze di polizia si ritrovino a corto di agenti, le anime che hanno sposato la causa degli attivisti, all’opposto, continuano ad aumentare.
Quella di Extinction Rebellion non è certamente la prima protesta contro i combustibili fossili, ma è indiscutibilmente la mobilitazione che, più di ogni altra, sta contribuendo a sollevare l’attenzione rispetto al problema in sé. Qual è, volendo andare nello specifico, la portata dei danni che i combustibili fossili arrecano ogni giorno al pianeta?
Quest’ultimi – tra cui si annoverano carbone, petrolio e gas naturale – sono tra le alternative più economiche in termini di produzione di energia, ma sono anche una delle principali cause a monte del fenomeno noto come surriscaldamento globale.
Dalla loro combustione, oltre a sprigionarsi energia, si liberano infatti quantità altamente inquinanti di anidride carbonica e gas serra, i quali sono responsabili di imprigionare il calore all’interno della nostra atmosfera, contribuendo all’innalzamento delle temperature. Non bisogna trascurare, in aggiunta, i danni arrecati a suolo ed acque di oceani e mari per quanto concerne il processo estrattivo.
Un mondo che abbia intenzione di imboccare una direzione realmente green, oramai, non può tirarsi indietro nella battaglia contro il fossile. Lo sanno bene gli attivisti di Extinction Rebellion, che da circa 15 giorni sono impegnati nella battaglia più dura mai affrontata fino ad oggi.
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