La rivolta degli agricoltori dello scorso marzo ha modificato l’esito delle elezioni e palesato un malcontento che si sta diffondendo in Europa sulle politiche agricole UE
La premessa doverosa è il tentativo, piuttosto dilatato, di ridurre le emissioni climalteranti che ormai allontanano sempre più l’Europa dagli Accordi di Parigi. Non solo anidride carbonica, ma anche biossido di azoto e metano. Questi ultimi due gas permangono meno nell’aria rispetto alla Co2, ma allo stesso tempo sono molto più aggressivi ed incidono maggiormente sulla salute umana e sul surriscaldamento terrestre. E mentre l’anidride carbonica è provocata principalmente dalla combustione di carburanti, del metano ed azoto sono in buona parte responsabili gli allevamenti ed agricoltura intensivi presenti in tutto il mondo. È per questo che gli stati membri hanno dovuto prendere degli impegni di riduzione dei gas climalteranti.
Tra cui l’imposizione della riduzione nell’uso di diserbanti e pesticidi. In particolare l’Olanda, monarchia parlamentare capeggiata ancora una volta da Mark Rutte, aveva disposto delle regole stringenti sugli allevamenti intensivi, che avrebbero portato alla chiusura di oltre 3mila fattorie. Con un fondo di compensazione per la perdita delle attività economiche pari a 24 miliardi di euro.
Non solo l’Olanda. Qualche mese prima anche in Belgio gli agricoltori erano scesi in piazza per protestare contro le politiche green che avrebbero comportano una perdita economica del loro settore. Almeno così come è nell’agricoltura tradizionale, che si basa sulla consuetudine anziché sull’innovazione. Ed anche nei Paesi Bassi i contadini sono scesi in piazza, ed hanno bloccato la sede del Governo con trattori ed altri strumenti per la coltivazione. A loro parere “l’azoto non è un problema”. La conseguenza diretta è stato un inaspettato successo alle urne del Bbb, partito contadino reazionario di matrice cattolica che ha sin dall’inizio protestato contro le imposizioni governative in campo agricolo. Il leader del partito porta ad un dito un anello con la bandiera olandese rovesciata, e così hanno fatto i contadini lo scorso marzo, esibendo dall’altezza dei loro trattori la bandiera dei Paesi Bassi a testa in giù.
Questo episodio si può inserire in un più ampio fenomeno di negazionismo contro i cambiamenti climatici, che è diffuso in tutto il mondo. Con la teoria che non stiamo assistendo a dei fenomeni “pericolosi”, ma naturali nel ciclo della Terra, e che le politiche anti Co2 sono solo la risposta ad una manipolazione dei governi. E non è un caso che “le destre” ormai imperano in tutta Europa ed in buona parte del mondo. Nonostante l’urgenza contro i cambiamenti climatici, forse i vari partiti dovrebbero iniziare ad ascoltare un po’ di più la voce del malcontento diffuso, accorciando sempre di più la distanza tra chi governa e chi è governato. Altrimenti il populismo avrà sempre la meglio.
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