Li hanno ribattezzati da subito i letti anti-sesso perché fatti in cartone, ma quella CIO e del comitato organizzatore francese è davvero una scelta sostenibile?
Una delle grandi novità di queste Olimpiadi è quella di aver creato un villaggio olimpico che è il più green di sempre. Esattamente 100 anni dopo aver ospitato i Giochi, la Capitale francese si è messa in bella mostra preparando una cerimonia di inaugurazione mai vista prima -che sia piaciuta oppure no è la prima volta nella storia che la cerimonia avviene lungo le strade cittadine e non all’interno dello stadio-, ha ricompattato e creato nuove classi di atleti in sport dove in passato aveva dominato ma che nelle ultime stagioni l’hanno vista sofferente (leggi nuoto) e, cosa ancora più importante Parigi ha reso questi Giochi i più sostenibili di sempre.
Nel 2014 il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) aveva adottato l’agenda 2020 delle Olimpiadi, un programma che permettesse all’evento a 5 cerchi di essere sostenibile in termini di costi ambientali ma anche un esempio a Paesi e cittadini globali verso le nuove sfide lanciate dai cambiamenti climatici. Sfida più che accettato dalla Francia che è riuscita nell’intento. Tra i fattori green introdotti, il più discusso di tutti sono stati i letti disposti negli appartamenti degli atleti al villaggio. Si tratta di lettini singoli, con lunghezza minima di 2 metri, che hanno una struttura completamente realizzata in cartone riciclato e un materasso composto in tre parti, che gli atleti possono intercambiare secondo le loro esigenze, e fatti di plastica riciclata.
Dal momento dell’annuncio, la decisione è stata molto criticata, ma il punto della questione sarebbe un altro: si tratta davvero di una scelta sostenibile?
Gli atleti e la stampa li hanno ribattezzati da subito i letti anti-sesso con l’idea che essendo realizzati in cartone riciclato le strutture non avrebbero mai potuto sostenere un solo sportivo, figuriamoci due. E invece sono diventati viralissimi i video in cui sono gli atleti stessi a testare l’affidabilità dei cardboard bed, capaciti di resistere fino a 200 kg di pressione. Insomma roba non da poco.
Una notizia che in realtà non avrebbe dovuto far discutere così tanto, ma la memoria corta di molti ha fatto dimenticare che questa non è la prima volta che si utilizza la soluzione dei letti in cartone per gli atleti alle Olimpiadi. Già a Tokyo 2020 (ma svolta nel ’21) i cardboard bed erano già stati adottato e hanno funzionato benissimo.
Se non si tratta, quindi, di un problema di stabilità, resistenza e riposo degli atleti, questi letti so o stati davvero una scelta sostenibile? La risposta non può che essere affermativa; consideriamo che solo gli atleti sono oltre 10mila a cui si aggiungono anche le delegazioni che portano il numero di posti letti necessari praticamente a raddoppiare. I letti in cartone e plastica non solo hanno ridotto impatto ambientale perché realizzati già in modalità riciclati, ma alla fine dei Giochi quando il villaggio olimpico dovrà essere smantellato ridurranno di gran lunga la produzione di rifiuti generati, in quanto i materiali potranno nuovamente essere ricollocati.
Un’altra scelta sostenibile fatta da comitato organizzatore francese, e questa sì fortemente criticata, è stata quella di eliminare l’aria condizionata dagli alloggi. Negli appartamenti, atleti e delegati hanno trovato ventilatori; l’obiettivo è ovviamente quello di azzerare le emissioni causate dall’uso dei condizionatori. Una scelta per ora passata sotto gamba e di cui si parla poco perché Parigi ha accolti gli atleti con la pioggia e temperature massime che non superano i 25 C°, ci sarà da capire nei prossimi giorni, se arriverà il caldo, quanto gli atleti riescano a sopportare.
Ma l’obiettivo si può dire raggiunto; l’elettricità necessaria al villaggio è prodotta interamente da fonti rinnovabili, gli atleti si spostano su autobus elettrici o ibridi, si è ridotto l’uso della plastica mono uso. Nel complesso, si è passati dalle 3,6 tonnellate di CO2 emesse a Rio nel 2016 alle 1,58 di questa edizione.
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