La vicenda
Le autorità locali di Sochi hanno deciso di forzare la mano nella repressione e nello sterminio dei cani randagi, per prepararsi all’inizio delle Olimpiadi invernali. A dare l’annuncio dei provvedimenti che sono stati presi è stato il responsabile della stessa società incaricata. E’ stato spiegato che si intende portare avanti un lavoro sistematico, adducendo come giustificazione il fatto che, in giro per la città, ci sono molti animali, i quali si dimostrano pericolosi, visto che spesso mordono anche i bambini. Le Olimpiadi invernali, quindi, diventano il pretesto per catturare animali liberi e condannarli alla morte. Non sono stati svelati i dettagli e non è nemmeno stato reso noto quali metodi verranno utilizzati per sopprimere le povere bestioline. Non si sa nemmeno la quantità di animali che saranno uccisi.
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Le reazioni
Quello dei cani randagi a Sochi e, in generale, in Russia, è un problema che affonda le sue radici nel tempo. La soppressione dei cani randagi è continuata nel corso di vari anni, nonostante gli animalisti hanno messo a punto varie campagne di protesta. Da più parti è stata proposta anche una campagna di sterilizzazione, per rimediare al tutto. Tuttavia le autorità russe non hanno mai preso in considerazione questa ipotesi. Adesso il problema torna alla ribalta della cronaca in vista delle Olimpiadi. Proprio per questo sulla questione è intervenuto anche il direttore scientifico dell’Enpa, Ente Nazionale Protezione Animali, Ilaria Ferri. Quest’ultima ha commentato con molta forza la decisione di ricorrere ad un’uccisione di massa, un metodo cruento che, secondo la nota associazione, non ha nulla a che vedere con lo spirito di pace e di fratellanza proclamato dall’evento dei giochi olimpici. Gli stessi italiani sono stati invitati da parte dell’Enpa a boicottare le Olimpiadi non recandosi in Russia e non guardando le gare in televisione, per far sentire la propria voce a favore dei diritti degli animali. Dal canto proprio, la società responsabile della soppressione ha fatto sapere che intende difendere a spada tratta il diritto delle persone di circolare per le strade e ha rilasciato una dichiarazione shock, definendo i cani “spazzatura biologica”. In seguito a questa dichiarazione molti hanno reagito condividendo su Twitter diverse foto di protesta, prendendo come punto di riferimento l’hashtag #sochidogs. Sono state scattate delle foto con cuccioli fortunati, i quali si ergono contro questa definizione assurda.
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I precedenti
Non è la prima volta che assistiamo ad una strage di cani, proprio in corrispondenza di un evento sportivo importante. Nel 2012, in occasione degli Europei di calcio in Ucraina, Ecoo ha intervistato Andrea Cisternino, fotografo, delegato Oipa e attivista animalista, che si è occupato a lungo di condurre una dura battaglia per salvare i cani. Cisternino ci ha raccontato che, proprio in corrispondenza di quell’evento, in Ucraina si stava conducendo un massacro, le cui radici sono da rintracciare a partire dal 2010. L’attivista ha spiegato la situazione allarmante, di un Governo che non si è mai interessato al problema. In quell’occasione ci ha dato anche dei dati precisi: un’indagine Peta del 2011 ha rivelato che solo a Kiev sono stati uccisi 15.000 cani in quello stesso anno. Tuttavia dettagli più precisi non è dato sapere, perché le attività di soppressione avvenivano nella più completa mancanza di regole. Ancora prima, in occasione di Vancouver 2010, si è appreso che 100 cani husky da traino, usati per il servizio navetta, sono stati uccisi in maniera barbara. L’autore del gesto sarebbe stato un operaio per conto di una società di trasporti. I cani sarebbero stati uccisi e poi gettati in una fossa comune.
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