L’olio da cucina è un alimento cardine per la realizzazione della maggior parte dei cibi con i quali vengono imbandite le tavole. Che sia per la realizzazione di prelibate leccornie nostrane, esotiche delizie culinarie o veloci e basiche soluzioni emergenziali che non lascino a stomaco vuoto, questo ingrediente si rivela quasi sempre imprescindibile. In particolare è molto usato per la frittura: è il miglior alleato per ottenere preparazioni croccanti e dorate.
Una volta terminata la degustazione, arriva il momento di riassettare la cucina e, con esso, si accompagna l’inevitabile pensiero di come smaltire questo liquido organico ad alta viscosità. La regola aurea è farlo in modo responsabile per non danneggiare l’ambiente: non è biodegradabile ed è uno dei prodotti più inquinanti che vi siano. Uno solo è l’imperativo: non buttarlo nello scarico. Fortunatamente esistono vari metodi che consentono di riciclarlo o riutilizzarlo.
“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”: come riutilizzare l’olio usato
Si è concesso al lettore qualche secondo di tempo per prendere nota o quanto meno memorizzare un avvertimento, una regola aurea: mai gettare l’olio usato per la frittura nel lavandino o nello scarico. Questa pratica è/potrebbe rivelarsi responsabile di ingenti danni ambientali: 1 litro d’olio può rendere non potabile 1 milione di litri d’acqua. Inoltre, raffreddandosi, l’olio arriverebbe a ostruire le tubature. Parimenti può rivelarsi controproducente gettarlo nel compost: in grande quantità attirerebbe i parassiti e rallenterebbe il processo di decomposizione.
Giunto a fine vita (mai esitare a riutilizzarlo fino a 3-4 volte), potrà essere riutilizzato per vari scopi, ad esempio per realizzare un sapone liquido – ideale per lavare pavimenti o indumenti – o come combustibile naturale per candele. Se la prima opzione incuriosisce, si sappia che è necessario disporre di: 1 litro di olio da cucina usato, 200 g di soda caustica (da maneggiare con cura indossando guanti e occhiali) e qualche goccia di olio essenziale di lavanda.
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Versare metà dell’acqua in un grande contenitore e diluire accuratamente la soda. Quindi aggiungere l’olio di cottura e poi quello essenziale; a questo punto mescolare. Attendere 24 ore, il giorno successivo aggiungere l’acqua rimasta e continuare a girare. Infine versare in appositi stampini e lasciare riposare ancora. Dopo un paio di giorni si avranno a disposizioni ottime saponette.
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La seconda opzione, solo accennata nelle righe precedenti, è servirsene come combustibile naturale per candele. Prima di tutto, per tale procedura, è bene ricordare di non usare l’olio ancora caldo. Coprire uno stoppino di cotone con del filo o dell’alluminio e metterlo in un barattolo di vetro (va bene anche un contenitore cilindrico). Quindi versare l’olio usato nel contenitore e lasciarlo solidificare. Alla miscela è anche possibile aggiungere alcune gocce di olio essenziale per profumare la candela. A questo punto la candela è pronta.
Un’ultima opzione rigorosamente ecosostenibile
In alternativa, qualora queste soluzioni non convincano o – banalmente – non interessino, l’olio usato potrà essere filtrato e versato in un contenitore ermetico (le lattine di caffè in metallo sono l’ideale). L’operazione può essere compiuta più volte: quando tale recipiente risulterà sufficientemente pieno, ci si potrà recare in un’isola ecologica o in un luogo adibito dal Comune di residenza alla raccolta dei rifiuti domestici speciali. L’olio verrà preso in consegna: spesso viene riutilizzato per alimentare i sistemi di illuminazione dei luoghi pubblici oppure trasformato in biodiesel, un biocombustibile per uso agricolo.