Ma davvero l’olio di palma è sostenibile per come vogliono far credere? La realtà è ben diversa tant’è che si parla di deforestazione.
Uno degli ingredienti maggiormente usato dalle aziende produttrici leader di tutto il mondo è lui, l’olio di palma. Economico, versatile in mille preparazioni ed al contempo facilità nella coltivazione, sono tutte caratteristiche che rendono appetibile l’olio di palma, elevato al principale olio vegetale consumato al mondo. Usato in tantissimi prodotti, dagli alimenti ma anche ai cosmetici.
Dallo scorso anno, ovvero dall’inizio della guerra Ucraina e Russia abbiamo iniziato a patire la crisi dell’olio di girasole, ricordate che già anzitempo parlavamo di quello che sarebbe accaduto dalla sua profonda riduzione? Le aziende devono comunque trovare in sostituto e tra questi spicca proprio lui, l’olio di palma.
La deforestazione e la perdita di biodiversità in diverse zone, tra cui l’America centrale sono le principali e dirette conseguenze dell’uso smisurato dell’olio di palma. Consumo che si era ridotto ma che sta trovando nuovamente terreno fertile nel nostro paese. Cosa fare per ovviare a tali problema?
Per cercare di alleggerire una situazione che già di per sé è tragica, sono stati posti in essere dei programmi di certificazione ambientale che etichettano l’olio di palma come un prodotto sostenibile. Secondo voi qual è stata la reazione a questa iniziativa? Certamente non è passata inosservata, in negativo.
Le certificazioni sono molto criticate dai gruppi ambientalisti perché vi intravedono in questa iniziativa un’operazione di greenwashing così facendo le multinazionali ritengono di produrre olio di palma sostenibile – si lavano la coscienza – quando la realtà è ben diversa. Uno studio recente si è occupato di analizzare la sostenibilità di tale prodotto in Guatemala; il Paese ha un importante obiettivo ossia quello di diventare il terzo produttore mondiale di olio di palma, subito dopo Indonesia e Malesia.
Il Paese si è posto un obiettivo entro il 2030: ma la deforestazione di vaste aree a tale scopo è davvero allarmante. Basta pensare che numerosi alberi sono stati sacrificati per lasciare spazio alle coltivazioni. E questo dovrebbe quindi farci pensare come di sostenibile non ci sia proprio nulla, non stupisce l’ONU che aveva già espresso tale parere anni addietro.
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