Overtourism, un problema che non affligge solamente le città o le località di mare: anche le montagne stanno iniziando a soffrirne.
Quando si parla di rispetto del pianeta in cui viviamo, quest’ultimo non passa solamente attraverso corretti comportamenti come possono esserlo la raccolta differenziata, il consumo di prodotti di stagione o l’installazione di impianti – quali i pannelli fotovoltaici – in sostituzione dei combustibili fossili.
Anche il nostro modo di viaggiare, per quanto possa sembrarci assurdo, arriva ad impattare parecchio sull’ambiente che ci circonda. Per questo motivo, in un vecchio articolo, ti avevamo suggerito dei consigli pratici per iniziare ad essere un viaggiatore responsabile.
Di alternative per praticare un turismo sostenibile e rispettoso del pianeta, di fatto, ce ne sono moltissime. La vera problematica dei nostri giorni, ciò nonostante, si chiama “overtourism”. Un fenomeno che sta prendendo sempre più campo, e che bisognerebbe provvedere a limitare seduta stante.
Di cosa si tratta? Della pressione antropica che si sta riversando in determinate aree del mondo. Non solo nelle città, affollate per loro stessa natura. Anche la montagna, come rivela un approfondimento di Repubblica, ne starebbe soffrendo in modo sempre più spiccato.
Le città d’arte e le località balneari sono le uniche a soffrire di overtourism? Non proprio. Repubblica, in uno degli ultimi articoli legati al tema, parla proprio della problematica che sta tenendo strette in una morsa sempre più località montane. Quelle, per intenderci, che mai immagineremmo sovraffollate.
Lo dimostra l’accentuazione del carico di lavoro che grava sul soccorso alpino, che si trova sempre più spesso a dover soccorrere persone che si avventurano in sentieri o località di cui, spesso, non conoscono le caratteristiche.
Ma basta farsi un giro sulle piattaforme più gettonate per le prenotazioni vacanziere – Booking, Airbnb, Trivago – per rendersi conto di come le strutture atte ad accogliere i turisti che amano la montagna, di fatto, siano sempre piene. E non solo nel periodo in cui la montagna tende ad affollarsi, e cioè nel pieno della stagione sciistica.
Come mai, viene da interrogarsi, sempre più visitatori stanno prendendo d’assalto le mete di montagna? I più la ricercano soprattutto per il senso di pace ed isolamento che essa è in grado di regalare. Un contesto al riparo dall’affollamento e dal caos in cui, invece, sono immerse le città. Anche se, con l’overtourism in costante aumento, le montagne sembrano destinate a non rimanere un’oasi di pace ancora per molto tempo.
L’impatto ambientale di un fenomeno come l’overtourism è facilmente intuibile. Molte delle aree protette e delle riserve naturali individuate proprio sulle cime delle Alpi e degli Appennini, in presenza di una folla di visitatori sempre più vasta, rischierebbero di venire deturpate.
Senza trascurare il disturbo che si arreca a fauna e flora locale, alterando gli equilibri ecologici e mettendo in serio pericolo determinate specie animali che, in montagna, proliferano.
Non è da sottovalutare neanche l’ingente quantitativo di risorse che le strutture turistiche – che siano alberghi, ristoranti o impianti di risalita – necessitano per soddisfare la richiesta che arriva dai clienti. Strutture che, se i turisti continueranno ad aumentare in maniera esponenziale, dovranno necessariamente ampliarsi. Con il conseguente rischio di continuare a sottrarre risorse preziose alla natura.
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