Il nuovo rapporto “Systematic evidence on migrating and extractable food contact chemicals: Most chemicals detected in food contact materials are not listed for use” pubblicato sulla rivista Critical Reviews in Food Science and Nutrition, ha messo in evidenza come molte sostanze presenti negli imballaggi dei prodotti alimentari non siano presenti nella lista degli elementi chimici che possono entrare a contatto con il cibo. Ed invece lo studio ha dimostrato che ci sono. La loro assenza dalla lista è parzialmente giustificabile. In fase di produzione del packaging determinate sostanze chimiche non vengono aggiunte intenzionalmente.
Nonostante ciò, è giusto e doveroso informare i consumatori sul rischio ambientale e per la salute cui vanno incontro acquistando cibi confezionati nella plastica. Gli imballaggi sono sempre maggiori, specialmente in Italia, con la giustificazione di tipo sanitario. Tuttavia avere tre livelli di packaging per ogni singolo prodotto può risultare eccessivo anche a chi non è particolarmente sensibile al tema. Oltre al rischio di contaminazione degli alimenti, la quantità di rifiuti prodotta dal packaging alimentare è enorme. E potrebbe essere evitata, con maggiori accortezze.
Packaging alimentare, i risultati dello studio
“Siamo rimasti sorpresi di trovare una sovrapposizione così piccola tra le sostanze chimiche rilevate e quelle elencate come utilizzate intenzionalmente. Sebbene esaminiamo le FCC individualmente, la realtà è che siamo esposti a miscele – o cocktail – di sostanze chimiche che migrano continuamente nel nostro cibo“. Olwenn Martin, uno dei coautori dello studio, è rimasto egli stesso sbalordito dalla quantità di sostanze chimiche presenti negli alimenti. FCC è l’acronimo anglofono per Food Chemical Codex, ovvero uno standard di qualità dei prodotti alimentari che ne esamina anche la composizione chimica. Con questi parametri è facile identificare sostanze estranee al prodotto alimentare.
Nello studio sopracitato, i ricercatori hanno dato prova di 2.881 sostanze chimiche a contatto con gli alimenti che si possono trasferire nei prodotti alimentari stessi contaminandone il contenuto. I tipi di materiali da cui questa lista di sostanze chimiche nocive deriva sono: cartone, carta, metallo multimateriale, vetro, ceramica, e qualcosa etichettato come “altro”. Solo il 35% di questi elementi era già noto per essere utilizzato nei sistemi di produzione.
Da ciò ne deriva che le sostanze sconosciute presenti negli imballaggi non solo possono produrre effetti altrettanto sconosciuti, ma alterano anche le informazioni presenti in etichetta circa gli imballaggi. E questo vuoto informativo mina senza dubbio la possibilità di scelta del consumatore, che deve affidarsi necessariamente alla veridicità delle informazioni riportate sui prodotti.