Nei Paesi Bassi, a largo della costa olandese, si sta profilando una catastrofe ambientale causata da un incendio a bordo di una nave cargo: vediamo insieme il punto della difficile situazione
La tutela dell’ambiente è una delle priorità da supportare e da condividere a livello globale. Preservare la natura mitigando l’impatto umano è una delle sfide più importanti ed ardue che la nostra generazione ha di fronte e si estrinseca cercando di conservare gli habitat in generale e in particolare delle specie più a rischio estinzione. Per garantire le biodiversità così preziose per il sistema Terra è necessario assicurare acqua, aria e suolo puliti limitando l’inquinamento e i danni ambientali conseguenti. Se da un lato è fondamentale ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera, dall’altro occorre implementare tutte le tecnologie atte a sfruttare le fonti di energia rinnovabili.
Contemporaneamente è bene cercare di evitare tutto ciò che potrebbe compromettere la salute e il benessere dell’ambiente naturale che ci circonda e con cui si interagisce. Nel fare questo il coinvolgimento dei settori economici è automatico, nella fattispecie parliamo di turismo e di trasporti che diventano strategici nella salvaguardia ambientale. E se è diventato indispensabile porre in essere tutte le azioni volte a limitare che le attività antropiche interferiscano danneggiando la natura, si deve anche prestare molta attenzione rispetto alle eventualità che si materializzano a causa degli incidenti che si possono verificare per mare. Molti, anzi troppi e spesso senza soluzione.
Il caso della nave cargo in Olanda
La casistica dei disastri navali e degli incidenti petroliferi è purtroppo molto lunga e costellata da incalcolabili danni ambientali diretti e indiretti che hanno caratterizzato gli ultimi quarant’anni della storia del trasporto via mare. Il caso olandese invece, vede come protagonista negativo l‘incendio divampato a bordo della “Fremantle Highway”, una nave cargo panamense adibita al trasporto di ben 3700 veicoli. La rotta prevedeva la partenza dalla Germania e l’arrivo in Egitto, ma a largo della costa olandese, precisamente nel mare di Wadden, qualcosa è andato storto e le fiamme si sono propagate per tre giorni a bordo dell’imbarcazione.
La prima preoccupazione delle squadre di soccorso intervenute tempestivamente per domare l’incendio è stata quella di impedire che la carcassa del gigante dei mari potesse cedere e inabissarsi, sversando irrimediabilmente il petrolio presente nelle stive. La difficoltà maggiore si è palesata ai vigili del fuoco intervenuti quando si sono resi conto che le automobili trasportate erano elettriche e le batterie agli ioni di litio, di cui sono dotate, bruciano aumentando di più del doppio l’intensità delle fiamme, rispetto ad un comune incendio.
Epilogo
Per fortuna l‘intervento tempestivo delle squadre speciali è stato determinante per riuscire a domare le fiamme e ad abbassare le temperature sprigionate, consentendo il trasporto del relitto a circa 16 chilometri dal punto dell’incidente, ancorando temporaneamente l’imbarcazione a Nord dell’isola di Schiermonnikoog, ed evitare un probabile disastro ambientale. Per spostare la nave sono state fissate delle spesse cime da traino nella ponte superiore in modo da facilitare e iniziare le operazioni di sgombero e spostamento. Il bilancio però vede una vittima e sette feriti fra i componenti dell’equipaggio. A Panama, l’Autorità marittima, sarà avviata un’indagine per stabilire le cause dell’incendio sviluppatosi a bordo, con la collaborazione dei Paesi Bassi.