I Paesi del G20 non stanno facendo abbastanza per raggiungere gli obiettivi sul clima

Il riscaldamento globale non accenna a rallentare e, secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell’ONU, la temperatura media del Pianeta subirà un aumento tra gli 1,1°C ed i 6,4°C entro la fine del secolo se non verranno messe in atto delle soluzioni adeguate.

Con gli accordi di Parigi del 2015, i governi mondiali si sono formalmente impegnati ad agire sulle emissioni di gas serra per contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto della soglia di 2°C oltre i livelli preindustriali e a limitare tale incremento a 1,5°C.

Nonostante gli impegni presi, secondo il nuovo Climate Transparency Report le emissioni dei Paesi membri del G20 continuano ad aumentare, rendendo gli obiettivi quasi impossibili da raggiungere.

I membri del G20 possono e devono fare di più per ridurre le emissioni

Il Climate Transparency Report rappresenta la revisione annuale più completa al mondo dell’azione per il clima dei Paesi del G20 e della loro transizione verso un’economia a emissioni zero e quello che emerge dal loro documento è quantomai allarmante. “Nonostante gli impegni presi per limitare le emissioni e alcuni obiettivi climatici di medio periodo aggiornati, i Paesi del G20 – che rappresentano il 75% delle emissioni globali di gas serra – stanno mettendo il pianeta sulla strada per superare la soglia degli 1,5°C di riscaldamento che porterà ad eventi meteorologici estremi sempre più pericolosi”, si legge nel rapporto.

Emissioni di gas serra nell'atmosfera
Foto Shutterstock | Tatiana Grozetskaya

I Paesi più ricchi del mondo dipendono ancora dai combustibili fossili, con Stati Uniti, Cina e India che guidano la crescita prevista per il consumo di carbone. Il rapporto, pur sottolineando alcuni sviluppi positivi come la crescita dell’energia solare ed eolica tra i membri del G20, evidenzia che, a parte il Regno Unito, i membri del G20 non sono stati ancora in grado di mettere in atto strategie né a breve né a lungo termine per raggiungere l’obiettivo del 100% di fonti rinnovabili nel settore energetico entro il 2050.

Un quadro generale in cui anche l’Italia ha le sue responsabilità: l’obiettivo nazionale è quello di ridurre le emissioni di gas serra del 38% al di sotto dei livelli del 2005 entro il 2030, ma per scongiurare un aumento delle temperature al di sopra degli 1,5°C è necessario raggiungere una riduzione del 72%.

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Gli obiettivi sul clima sono a forte rischio

ECCO, il think tank Italiano per il clima, spiega che “dopo un breve periodo di declino dovuto alla pandemia da Covid-19, le emissioni di gas serra hanno ripreso ad aumentare in tutti i Paesi del G20. L’Argentina, la Cina, l’India e l’Indonesia dovrebbero addirittura superare i livelli di emissioni del 2019. Quest’anno il G20 si è impegnato a presentare nuovi obiettivi climatici e ad accelerare l’azione per raggiungere l’obbiettivo di 1,5°C. Quattro giorni prima della scadenza finale del 12 ottobre, 16 membri hanno consegnato i loro piani aggiornati. Allo stato attuale sarà possibile limitare il riscaldamento solo a 2,4°C”.

Parole poco rassicuranti arrivano anche da parte di Laurence Tubiana, Ceo di European Climate Foundation: “I Paesi del G20 sono davvero in ritardo. In ritardo con gli obiettivi climatici per il 2030, i piani di eliminazione graduale dei combustibili fossili e i pacchetti di finanziamento per il clima. Il Rapporto di Climate Transparency rivela che il G20 deve veramente fare uno sforzo importante per garantire la possibilità di raggiungere l’obiettivo degli 1,5°C. Fortunatamente, non è impossibile. I compiti sono chiaramente definiti. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è che i leader dei Paesi che hanno livelli di emissioni più alti si facciano avanti e svolgano i compiti che hanno lasciato in sospeso”.

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