La corsa a Siena
La Lav ha realizzato sul suo sito ufficiale una vera e propria analisi della corsa che ogni anno viene effettuata per due volte nella città toscana, mettendone in evidenza le peculiarità e i pericoli in cui possono incorrere gli animali, costretti a gareggiare. L’evento si svolge il 2 luglio e il 16 agosto e vede impegnati dei cavalli mezzosangue. Non si tratta degli animali toscani, che sono molto robusti, ma di cavalli più veloci e leggeri, che però non risultano adatti a svolgere questa competizione senza rischi per la salute.
E i numeri sembrano parlare molto chiaramente: nel corso dell’evento, dal 1970 al 2011, 49 cavalli sono morti. In alcuni casi, gli animali si feriscono durante la gara e successivamente vengono abbattuti. La corsa si svolge rapidamente. Una volta per effettuare il giro della piazza nella quale si svolge la manifestazione servivano tre minuti. Attualmente, per rendere la rievocazione più spettacolare, si è fatto in modo di svolgere un giro completo in circa un minuto, un tempo ridotto che rende ancora più rischioso il percorso effettuato dai cavalli.
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Le polemiche
Contro il palio di Siena si batte da anni la Lav, che ha messo a punto delle iniziative contro l’evento senese. Due sono le tappe che l’associazione a difesa degli animali fa notare. Nel 1999 furone inizialmente condannate tre persone: il veterinario, il capitano e il barbaresco della contrada dell’Onda. Il processo portò in un primo momento alla condanna al pagamento di 3 milioni di lire, a causa dei maltrattamenti che sarebbero stati effettuati nei confronti del cavallo Lobis Andrea. Si parlò anche di una possibile somministrazione di farmaci prima della gara. Tuttavia, il processo si concluse poi con l’assoluzione: le prove non risultarono sufficienti per proseguire nelle indagini.
Un’altra tappa che la Lav ricorda è quella avvenuta nel 2001, quando l’organizzazione animalista chiese alla segreteria del palio la copia di alcuni documenti relativi alla gara, in modo da tentare di far luce su alcuni aspetti poco chiari della manifestazione. La Lav non riuscì, però, ad ottenere gli atti.
Un’altra polemica riguarda in particolare il tracciato della corsa. 13 anni fa sono state messe a punto da parte dell’amministrazione comunale di Siena alcune misure per garantire una maggiore protezione ai cavalli durante la gara. Ad esempio, nel 2000 i materassi posizionati nelle curve sono stati sostituiti con protezioni in PVC. Inoltre, nel corso degli anni è stato modificato anche il fondo della pista, adesso in tufo, che subisce dei monitoraggi per il controllo dell’umidità. Vengono poi effettuati dei controlli sanitari a campione sui cavalli coinvolti. Ma quest’ultimo punto, secondo la Lav, non sarebbe sufficiente a garantire la sicurezza, visto che i prelievi vengono effettuati dall’amministrazione comunale e non dall’Asl.
I numeri neri
La Lav fa notare che annualmente, nel corso delle competizioni tradizionali in tutta Italia, sono molti i cavalli a rimanere feriti o a morire. I numeri raccolti dall’organizzazione a tutela degli animali parlano di 49 cavalli morti a Siena e di numerosi feriti nel corso degli anni, di 2 animali morti e 1 ferito al palio di Ferrara, di 11 cavalli morti a partire dal 2003 al palio di Asti.
E la situazione non migliora se ci spostiamo in altre città italiane: Buti (2 morti e 2 feriti), Ronciglione (3 morti), Perugia (una cavalla abbattuta a causa delle ferite riportate nel corso delle prove), Savigno (1 morto), Belpasso (un cavallo è morto nel 2006 a causa dello scontro con un’automobile. In quel caso la competizione fu effettuata nonostante una diffida della Lav), Piazza Armerina (1 morto e 1 ferito), Acate (2 cavalli rimasti feriti e forse abbattuti), Feltre (2 morti), Fucecchio (1 morto), Servigliano (1 morto), Floridia (1 morto nel corso di una gara svolta su una pista di asfalto). Inoltre spesso vengono riscontrati anche casi di cavalli dopati. Uno di essi, al palio di Belpasso del 2006, è morto durante la gara.
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