La petizione
Come si può leggere nel sito della Arsu Systems, si starebbe utilizzando la pelle degli orsi bianchi per realizzare materiali isolanti destinati all’edilizia. L’azienda si vanterebbe di rappresentare l’avanguardia, definendolo un prodotto organico, sostenibile e biodegradabile. Inoltre si parlerebbe di allevamento intensivo di orsi polari. Il CEO della società, Hans Jansson, afferma chiaramente sul sito ufficiale, che il tutto ha lo scopo di portare avanti un futuro sostenibile, mettendo in atto una nuova idea di architettura, con a base l’edilizia organica. I sostenitori della petizione invitano tutti quanti a lasciare la loro firma e hanno lanciato l’hashtag #siamotuttiorsi su Twitter. La presenza sui social è forte: è stata aperta anche su Facebook la pagina “Siamo tutti orsi contro Arsu Systems”.
I dubbi
Sul sito dell’azienda è possibile rintracciare una spiegazione sul perché si utilizzerebbe la pelle degli orsi polari per costruire un materiale isolante: “Perché garantisce le migliori performances in fatto di isolamento termico e sicurezza ed è la base di una start-up come Arsu, che realizza materiali isolanti totalmente naturali perché integralmente organici, biodegradabili e ricavati da materie prime rinnovabili grazie all’allevamento intensivo di orsi polari”. Questa motivazione lascia spazio ad una vera e propria contraddizione, perché, se da un lato si parla di sostenibilità ambientale, dall’altro si fa riferimento ad un presunto allevamento intensivo di orsi polari. Tutto ciò non fa altro che alimentare i dubbi. Come non dire infatti che gli orsi polari rappresentano una specie a rischio estinzione, ed è difficile quindi, che qualcuno possa dare l’autorizzazione per sottoporli ad un vero e proprio massacro, o rinchiuderli in allevamenti.
Forse la società è alla ricerca di pubblicità? Se così fosse, si starebbe utilizzando una strategia “d’impatto”, per coinvolgere dei cittadini ignari, che pensano alla salute del pianeta. Davvero uno scherzo di cattivo gusto, se così fosse. Si potrebbe trattare anche di una raccolta dati per database altamente profilati, visto che si parla di una “sfida per un futuro sostenibile” e che sul sito vengono invitati gli utenti a lasciare i propri dati per ricevere un preventivo. Altri elementi ci lasciano un po’ perplessi. La sede dell’azienda sarebbe in Styrsögatan 6 211 24, Malmö, in Svezia, che corrisponderebbe all’indirizzo di una società di logistica e trasporti, che non sembra avere nulla a che fare con la produzione di materiali edilizi. Infine, l’architetto svedese di nome Hans Jansson (lo stesso del CEO che si starebbe occupando del progetto), almeno ad oggi, non sembra possedere profili professionali consultabili online. Provando inoltre a chiedere informazioni al servizio ufficiale via e-mail non permette d’inviare il messaggio, risulta quasi impossibile mettersi in contatto con l’azienda. Anche sulla pagina Facebook dell’azienda molto utenti si sono lamentati di quest’alone di mistero che non fa altro che gettare ancora più dubbi sull’intera iniziativa.
Leggi anche:
Allevamenti intensivi: la verità sui trattamenti degli animali da macello [VIDEO]
Cani-procione scuoiati in Cina per le pellicce: l’inchiesta di Animal Equality
Macellazione rituale in Italia: l’inchiesta di Animal Equality
Dove vanno gli animali dopo gli esperimenti? I centri di recupero li salvano dalla soppressione
Foto di Arctic Wolf Pictures
Scopri come un semplice gesto di pochi minuti, come spostare i mobili dai termosifoni, può…
Quale tipologia di plastica può andare nel microonde? Controlla il simbolo e scopri tutto quello…
I Cantieri della transizione ecologica lanciati da Legambiente fanno tappa in Piemonte: scopriamo di cosa…