Su La Nuova Ecologia si legge dell’imponente lavoro condotto dalle forze dell’ordine per il sequestro di tonnellate di pellet radioattivo proveniente dalla Lituania.
La sua stufa non bruciava bene. Così un cittadino di Aosta si è rivolto ai vigili del fuoco per capire cosa c’era che non andava in nell’ecocombustibile da lui utilizzato. È da questa segnalazione che è partita un’inchiesta che ha rilevato la presenza di cesio 137 nelle 10.000 tonnellate di pellet sequestrare dalle forze del’ordine. È ancora presente nell’ambiente questo elemento radioattivo che venne liberato in elevatissime quantità durante l’incidente di Chernobyl del 1986. Nonostante siano passati più di vent’anni, i danni del reattore nucleare ucraino sono ancora attuali.
Nel pellet sequestrato in 11 regioni, su cui sono ancora in corso i test analitici per verificare se la radioattività è presente in tutti i campioni requisiti, è presente una radioattività cinque volte superiore alla soglia ritenuta tollerabile per l’ambiente. Per evitare che l’allarme suscitato da questo episodio possa far crollare le vendite nel settore, Coldiretti ha tenuto a precisare che il 70% dell’energia rinnovabile deriva da biomasse combustibili in cui sono assenti tracce di radioattività.