Salvare il mare Mediterraneo sembra un’impresa molto impegnativa, dato che per riuscirci si dovrebbero fermare le reti da pesca per almeno venti anni. Un tempo pressoché infinito, che però sarebbe assolutamente indispensabile per salvare gli animali marini e il loro ecosistema. Peschiamo più pesce di quanto gli animali siano in grado di ricreare e questa procedura -reiterata per anni- ha creato questo grave stato di impoverimento della popolazione marina.
L’allarme è stato lanciato da uno dei fondatori di Greenpeace durante una conferenza dedicata allo sviluppo sostenibile e alla tutela ambientale, dove ha dichiarato apertamente che il problema della pesca in mare e della tutela degli animali riguarda il fatto che sono ben 23 i paesi che si affacciano sul Mar Mediterrano e che fanno razzia di ogni specie di pesce che vive in questo prezioso ecosistema.
La pesca del tonno, ad esempio, è un’attività molto fruttuosa e tutte le popolazioni affermano che se loro smettessero di compierla ci sarebbe qualcun altro a farlo: l’accordo dovrebbe dunque essere unitario e rispettato da tutte le parti, qualora ci sia l’intenzione concreta di attuarlo. Il rischio, d’altra parte, è notevole: senza adeguate misure a protezione degli animali, rischia di morire l’intero Mare Mediterrraneo così come noi lo conosciamo.
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