L’origine della parola mare è ancora oggetto di interpretazione. Tuttavia è interessante verificarne diverse, per capire in che modo la lingua e di suoi creatori hanno associato la distesa d’acqua ad immagini diverse.
Siamo ormai in piene vacanze estive. Una delle mete preferite di tutto il mondo è il soggiorno in località marittime. Dove le persone possono sdraiarsi, prendere il sole, nuotare. Una delle prime cose che impariamo alle elementari è che il mare in realtà non è di colore blu, bensì trasparente. La colorazione dell’acqua difatti dipende dal colore del cielo riflesso in esso.
Comprendere il mare non è mai stato semplice per l’essere umano. La fauna e la vegetazione sottomarina sono un altro mondo, che noi possiamo solo minimamente immaginare. Un occhio poco attento potrebbe osservare il mare come l’assenza di vita. Chi nella distesa d’acqua salata ha vissuto una vita, come ad esempio i marinai, ha continuato a tramandare leggende e storie incredibili e fantasiose sugli abitanti del mare, quali mostri o sirene.
La lingua italiana e la parola mare
Innanzitutto è bene sottolineare che il punto di vista per oservare il mare non quello di considerarlo assenza di terra. Semmai il contrario. Dato che è l’oceano ad occupare 71% della superficie terrestre, e quindi è la terra ad essere luogo dove l’acqua non c’è. Non per niente si parla di terre emerse. Dunque questo riporta ad una dimensione originaria nella quale l’elemento naturale presente sulla terra era l’acqua. Dopodiché la Terra è emersa dall’acqua, ed in alcuni casi nell’acqua è ritornata.
Come alcuni fatti storici di isole che sono state completamente sepolte, o anche i fatti leggendari, come L’Antica città di Atlantide che non ha testimonianze dirette della propria esistenza se non cenni fatti nell’antichità da Platone, che la posizionava intorno alle colonne di Ercole. Il modo in cui in una lingua viene utilizzato un termine per connotare un oggetto è rappresentativo del modo in cui la cultura stessa lo identifica. Comprendere perché la parola mare in italiano si chiami così è determinante per risalire al modo in cui la distesa d’acqua salata era condiderata nel passato.
L’etimologia controversa
Spulciando su internet, o anche sulle più affidabili enciclopedie, o dizionari etimologici, alcuni fanno risalire la parola mare all’antico termine thalassa, parola greca che indica tutte le distese di acqua salata presenti sulla terra. Tuttavia questa parola non somiglia affatto a mare. Dunque è più indicato il significato del dizionario etimologico, che lo fa risalire al sanscrito, lingua indoeuropea, dove la parola maru, significa deserto. E per estensione cosa morta.
Dunque l’interpretazione in questa ottica è che il mare sia il luogo dove non è presente la vegetazione. Altri invece fanno risalire la parola alla radice latina mar, che significa scintillare o risplendere. Dalla stessa radice proviene la parola marmo. Anche i celti, gli slavi ed i germani hanno dato all’enorme distesa d’acqua salata un nomr simile al termine mare. In conclusione, qualunque sia l’etimologia della parola, è chiaro che essa indica una cesura con la terra. Dunque il mare per l’essere umano raopresenta il luogo dell’altrove.