Perché non soffriamo il solletico quando ce lo facciamo da soli? La risposta è scritta nel nostro cervello, eccola qui!
Chi soffre il solletico sa bene di doversi guardare dagli attacchi improvvisi di qualche burlone intenzionato a farci uno scherzo. La reazione al solletico è infatti controversa: apparentemente è quella di risate infinite, che però nascondono un segreto. Secondo alcuni studi, infatti, la risata che nasce in seguito al solletico non è sintomatica di felicità, ma è anzi solo una risposta condizionata dalla stimolazione del solletico.
In alcuni casi, addirittura, non si riesce a respirare bene e si può arrivare a provare una sensazione simile al panico. Stando a uno studio dell’Università di Tuebingen, infatti, il solletico attiva l’area del cervello adibita alla percezione del dolore: è per questo che a volte può capitare di colpire chi ci sta attaccando col solletico con un gesto scattoso, come riflesso incondizionato in risposta all’idea del dolore.
Analizzando bene le reazioni al solletico, infatti, si può notare l’insorgenza di due tipologie diverse di risposta: una è più forte e provocata da una solleticazione intensa e ripetuta di alcune parti del corpo detta gargalesis. L’altra è più lieve e simile a un prurito, provocata da una solleticazione più leggera detta knismesis. Ma a questo punto sorge spontanea una domanda: perché non possiamo farci il solletico da soli?
Tutti, almeno una volta nella vita, hanno provato a solleticarsi ma senza raggiungere risultati soddisfacenti. La ragione di ciò è inscritta nel nostro cervello: trattandosi di un’azione auto iniziata il cervello la riconosce come tale e per questo non reagisce. Eppure esistono delle persone che possono provare l’ebbrezza del solletico auto inflitto, quali?
Si tratta dei pazienti affetti da schizofrenia. Secondo alcuni studi, infatti, le modificazioni del cervello subite da chi è affetto da questa patologia psichiatrica rendono impossibile distinguere un’azione auto iniziata da una esterna. Il risultato? Si soffrirà il solletico nello stesso modo, sia che si tratti di un “attacco” da parte di qualcun altro che di un atto compiuto da noi stessi!
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