Sempre più persone sono celiache. Ma come mai questo disturbo è sempre più diffuso? La risposta lascerà senza parole
L’1% delle popolazione, oramai, soffre di intolleranza al glutine. Un dato destinato ad aumentare nei prossimi anni. Secondo l’Associazione Italiana Celiachia sono in Italia ci sono 233.417 celiaci e 400mila in attesa di una corretta diagnosi. Ma come mai negli ultimi anni sempre più persone soffrono di questo disturbo? Colpa o merito del miglioramento della fase diagnostica? O c’è dell’altro?
Una domanda da non sottovalutare perché la risposta potrebbe sorprendere tutti. Senza poi dimenticare le tante teorie che collegano il supposto aumento della celiachia ma anche una sensibilità al glutine alle attività umane. Un’ipotesi che però non è condivisa del tutto dal mondo scientifico.
Anche se non c’è ancora un ampio consenso scientifico sull’impatto dell’uomo sulla celiachia, alcune teorie suggeriscono che l’intervento umano sulla produzione di cibo, come la selezione di ibridi di grano con alti livelli di glutine o l’utilizzo di additivi chimici nei cibi processati, possa contribuire all’aumento della sensibilità al glutine.
Tuttavia, non bisogna seguire le mode passeggere, come ad esempio la dieta gluten-free, se non si soffre di disturbi gastrointestinali. Se si sospetta di essere celiaci, è importante consultare il proprio medico e seguire una dieta a base di farine naturalmente prive di glutine, come riso, mais, grano saraceno, miglio, quinoa e amaranto.
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Recentemente, un noto programma televisivo di inchiesta ha trasmesso un servizio sugli additivi utilizzati nell’industria alimentare per la produzione di cibi processati come carne e derivati. Il servizio ha evidenziato come spesso questi componenti di sintesi non siano riportati in etichetta, anche a causa della loro capacità di sciogliersi durante la cottura.
Tuttavia, uno studio dell’Università di Haifa in Israele ha suggerito che l’eccessivo utilizzo di un addensante chiamato transglutaminasi potrebbe avere un ruolo nello scatenare reazioni autoimmuni nei pazienti con intolleranza al glutine e nei celiaci. La transglutaminasi viene spesso utilizzata per compattare le carni, ma non è sempre riportata in etichetta a causa della sua termolabilità.
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