Le immagini filmate e fotografate di un uomo che ha pescato vicino Lecce una ricciola di 37 kg, hanno generato ammirazione da parte di alcune persone, e poca simpatia la parte di altre.
La scarsa simpatia che ambientalisti e amanti degli animali hanno nei confronti della pesca sportiva, ègiustificata dal presupposto stesso di questa attività, che si considera uno sport. Nonostante i vari siti di pesca sportiva specificano che uno degli obiettivi è di porsi allo stesso livello della propria preda, mettendo in atto una sfida, questa non può non sembrare una forma di divertimento piuttosto crudele.
Anche se molte persone che praticano la pesca sportiva affermano di rilasciare l’animale in mare dopo averlo pescato, questo non può giustificare l’attività in sé. La sfida tra uomo e natura risale a tempi molto antichi. Tuttavia nessuno di noi è il capitano Acab, e nessun pesce è Moby Dick. Si deve anche tener presente, che molti pesci, nonostante siano liberati in mare, muoiono poco dopo a causa delle ferite riportate.
Il video della cattura ed uccisione della ricciola
Un uomo di cui non abbiamo desiderio specificare il nome, non per eccesso di riservatezza, ma per non puntare l’indice sulla singola persona, bensì sulla pratica in sé, è stato filmato mentre riemergeva dalle acque dopo una pesca subacquea con una ricciola di 37 kg al suo fianco.
Mentre l’uomo sorrideva soddisfatto, la ricciola era inerme e trafitta da una lancia. La ricciola è uno degli animali più pescati nel Mediterraneo. Viene utilizzata copiosamente in cucina, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di pesce pescato, dato che essa è poco incline a riprodursi in allevamento coatto.
Il video e le riflessioni ambientaliste
Indignarsi alla vista di questo video non può essere altro che una reazione momentanea se non supportata da una riflessione un po’ più organica. In caso contrario perde di valore. La pesca sportiva, anche se ha delle regole in quanto tempi e periodi, dovrebbe essere bandita. Dato che la finalità è semplicemente quella ludica. E non ha niente a che fare con la sopravvivenza o la nutrizione. Così come la caccia. si ricorda che all’inizio degli anni 90 fu indetto un referendum per abolire la caccia, al quale partecipò un numero di persone inferiore a quello necessario per raggiungere il quorum. Purtroppo l’Italia vive di tradizioni che vengono difficilmente scalfite dalle nuove esigenze, comprese quelle ambientaliste. Nonostante ciò, non si deve sottovalutare il fatto che ad esempio in Puglia è stata vietata per tre anni la pesca del riccio di mare, dato che la specie stessa era messa a rischio da questa attività “sportiva”.
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