[galleria id=”1503″]L’inquinamento dell’Eni a Gela sta mettendo a dura prova, ormai da anni, il territorio, l’ambiente e la salute della popolazione. E’ stato infatti riscontrato che nella zona le malformazioni sono di sei volte superiori alla media nazionale. Una situazione di disagio enorme, che ha portato anche la Procura di Gela ad aprire un’indagine. Il petrolchimico dell’Eni sembra essere responsabile di una grave situazione di inquinamento ambientale. Lo stabilimento è nato alla fine degli anni ’50 per volontà di Enrico Mattei e ha costituito un punto di riferimento a livello lavorativo, ma i danni ambientali sono stati molteplici.
L’inchiesta della Procura di Gela
La Procura di Gela nel dicembre 2010 ha chiesto il rinvio a giudizio di alcuni dirigenti della raffineria e di tre funzionari di ditte impegnate nei lavori per la realizzazione di una condotta sottomarina. Il tutto in seguito ad un’indagine condotta dalla capitaneria di porto sul passaggio sottomarino realizzato per trasferire il greggio fino ai serbatoi dello stabilimento.
I dirigenti sono accusati di aver prodotto false attestazioni per ottenere il collaudo e il rilascio di autorizzazioni specifiche. Inoltre sono accusati di aver occupato abusivamente il suolo demaniale marittimo.
La conduttura sottomarina è lunga 3,4 chilometri e avrebbe dovuto essere interrata sotto il fondo marino per uno o due metri. I controlli hanno invece messo in evidenza che la linea era interrata solo a piccoli tratti e non ha rispettato i parametri previsti. Il tutto è completamente in contraddizione con la documentazione tecnica. I dirigenti quindi avrebbero attestato in maniera falsa il rispetto dei parametri di progetto.
In tutto sono 17 le persone iscritte nel registro degli indagati, visto che ad essere oggetto di accertamenti sono 10 direttori di stabilimento e 7 tecnici della sicurezza interna, che si sono succeduti negli anni e che vengono ritenuti responsabili di omicidio colposo e di lesioni personali gravi. Il sindaco di Gela, Angelo Fasulo, e la Regione Sicilia si sono costituiti parte civile.
Quali sono i danni alla salute
L’inquinamento a Gela è arrivato a permeare di sé ogni cosa, a partire dall’acqua e dagli ortaggi, per finire al cibo con cui viene allevato il bestiame. Tutto ciò ha avuto e sta avendo pesanti conseguenze sulla salute.
In particolare si moltiplicano le malformazioni genetiche neonatali. Molto diffusa è per esempio l’ipospadia, una malformazione congenita dell’apparato genitale, che solo ad Augusta colpisce il 132 per mille dei bambini nati. Molti sono anche i bambini microcefali. Si calcola che soltanto nel 2002 sono stati 512 i bambini nati malformati.
Esiste un nesso causale fra i tumori (a Priolo ed Augusta i morti per tumore sono il 10% in più rispetto al resto della Sicilia; i casi di tumore al polmone superano il 20%) e le malformazioni genetiche da un lato e l’inquinamento petrolchimico dall’altro? La Procura si sta occupando di rintracciare questo legame. Quello che è certo è che le condizioni sono allarmanti e che quasi sicuramente un legame fra l’inquinamento e i problemi di salute c’è.
Siamo ormai consapevoli dell’influenza negativa nei confronti della salute prodotta dalle sostanze inquinanti. Un’inchiesta effettuata nel 2002 ha messo in evidenza che sono stati riscontrati dei rischi legati alla contaminazione di metalli pesanti e di solventi organoclorurati. Fra le sostanze imputate ci sono anche gli idrocarburi, le diossine, il mercurio e l’arsenico.
Sono state fatte delle analisi del sangue nella popolazione di Gela e sono stati riscontrati vari veleni: rame, piombo, cadmio, mercurio e arsenico. In particolare il livello di quest’ultimo nelle urine è superiore del 1.600% a quello limite. Il rischio avvelenamento è quindi concreto per più di 20.000 persone.
E’ stato stimato che ogni anno sarebbero circa 50 le morti premature a causa della contaminazione ambientale, 281 i ricoveri per tumore e 2.700 quelli dovuti ad altre malattie sempre collegate all’inquinamento ambientale, come asma, bronchite cronica e patologie cardiovascolari.
Vincenzo Iraci, che ha trascorso più di 20 anni a lavorare nel petrolchimico, adesso è affetto da un tumore alla tiroide e da una bronchite cronica. Il lavoratore ha dichiarato a Repubblica: “Lavoravamo senza alcuna protezione. C’erano vasche che contenevano più di 160 tonnellate di mercurio, che spesso ondeggiava ed evaporava nelle celle per le alte temperature. Io lavoravo il cloro. Tossivo per ore, fino a sputare sangue. Era come se qualcuno mi stesse strappando la gola. Molti miei colleghi sono morti prima di compierne cinquanta. Alcuni addirittura 40. Tumori e malattie se li sono portati via“.
Massimo Grasso, figlio di Salvatore, altro lavoratore del petrolchimico ormai deceduto per un tumore all’esofago, ha spiegato a Repubblica: “Dopo la morte di mio padre ricevetti una busta senza mittente: conteneva una serie di documenti sull’attività che svolgeva. Inclusa la cartella degli esami clinici effettuati dall’azienda. Notai che accanto a determinati valori c’erano degli asterischi. Ad esempio sul livello di mercurio. Erano valori molto alti che improvvisamente in alcuni periodi dell’anno si riabbassavano. Periodi che coincidevano con il trasferimento di mio padre in altri settori dell’impianto meno rischiosi“.
Quindi, la conclusione di Massimo è questa: “Insomma, l’azienda sapeva che il mercurio s’infiltrava lentamente nel sangue degli operai. E l’unico provvedimento era quello di nascondere gli esami clinici e trasferire temporaneamente l’impiegato in altri settori in attesa che il mercurio tornasse ai livelli ottimali“.
A Priolo, altro centro urbano interessato dall’inquinamento, nel 2000 il 5% dei bambini presentava delle malformazioni genetiche, numeri che sono cinque volte superiori alla media nazionale. Le morti per tumore sono del 10% maggiori rispetto alla media.
Lorenzo Greco, attivista di Legambiente, ricorda nell’inchiesta di Repubblica i casi di malattia che hanno colpito i membri della sua famiglia: “Mio nonno è morto di tumore. Lavorava al cementificio di Augusta, adiacente alla zona industriale. Poi è stata la volta di mio zio, anche lui deceduto a causa di un cancro. Ha lavorato per 20 anni nella raffineria. E di recente un male ha colpito anche mio padre, ex lavoratore al petrolchimico di Priolo, e mio cugino. Qui purtroppo la vita è sempre andata così. Pensa che la gente vive con la valigia sotto il letto. In caso di incidente industriale si è sempre pronti a scappare“.
Il reparto killer dell’Eni di Gela
La Clorosoda viene definito il reparto killer dell’Eni di Gela. Le testimonianze dei lavoratori hanno raccontato che all’interno, dentro ogni cella, c’erano 3.400 chili di mercurio.
Gli operai erano costretti a spazzare il mercurio ad altissima temperatura, quando c’erano delle perdite nelle pompe. Il reparto è stato chiuso 20 anni fa, ma ancora adesso sono molti i casi degli ex operai che si ammalano di tumore. Sono di sei volte superiori anche i casi di malformazioni genetiche tra i figli degli operai.
A questo proposito il genetista Sebastiano Bianca ha spiegato in un’inchiesta del Fatto Quotidiano: “Adesso però bisognerà capire cosa succederà in futuro: pensavamo che le percentuali di bambini malformati scendessero, invece nonostante la smobilitazione degli impianti quelle percentuali sono rimaste identiche durante gli anni”.
Come avviene la contaminazione
Esaminando la situazione nei dettagli, anche nel corso del tempo passato, gli esperti hanno riscontrato una situazione shock. La contaminazione avviene soprattutto attraverso la catena alimentare.
Molte sono le abitudini alimentari a rischio, soprattutto quelle legate al consumo di pesce, frutta e verdura locali, che molto spesso vengono venduti in forma ambulante.
Ad essere in pericolo non sono soltanto coloro che in generale subiscono gli influssi negativi dell’inquinamento, ma anche chi lavora a diretto contatto con le sostanze contaminanti.
Un problema fondamentale è anche quello della contaminazione della falda acquifera, nella quale è stata rintracciata una concentrazione allarmante di cloruro di vinile (nel 2007 800 mg invece di 0,5 mg), cloretano (nel 2007 3 milioni di mg invece di 3 mg) e benzene. Molto pericolosa è anche la contaminazione del suolo.
Sebastiano Bianca, perito della Procura di Gela, ha riferito al Fatto Quotidiano: “Il problema è che a Gela è inquinato tutto: dall’acqua, agli ortaggi, al cibo con cui viene allevato il bestiame. L’alto tasso di malformazioni genetiche è dovuto ai distruttori endocrini, elementi derivati dalle sostanze inquinanti simili a quelle emesse dal petrolchimico: dal potenziale micidiale sono in grado di attaccare il tessuto provocando le malformazioni neonatali. Il problema per la procura è trovare il nesso causale, ovvero provare a livello scientifico, e quindi giudiziario, che i tumori e le malformazioni genetiche derivano dall’inquinamento prodotto dal petrolchimico“.
L’interrogazione parlamentare sulla vicenda
Ad affrontare la questione anche ai più alti vertici della politica è stato, circa un mese fa, il deputato di Italia dei Valori Francesco Barbato, che ha presentato un’interrogazione parlamentare sulla vicenda.
Ad essere chiamati in causa sono stati soprattutto i ministri della Salute e dell’Ambiente, Balduzzi e Clini. Nello specifico è stato richiesto uno screening, che possa analizzare più a fondo la questione delle malformazioni e delle tante patologie che si registrano a livello locale.
Soltanto in questo modo si possono esaminare meglio i rapporti fra l’industria e il territorio.
Inoltre a Clini e Balduzzi è stato chiesto di effettuare delle ispezioni che mettano in chiaro il ruolo delle emissioni industriali sulla contaminazione delle coltivazioni.
Nel frattempo molte famiglie hanno presentato delle denunce. La situazione è veramente preoccupante, anche perché non sembra che ci sia un intervento adeguato da parte dello Stato nel cercare di porre rimedio alla situazione.
Intanto la gente continua ad ammalarsi e a morire e i bambini continuano a nascere con terribili manifestazioni. E’ possibile che in Italia la sostenibilità ambientale e la tutela del territorio e della salute siano obiettivi così irraggiungibili?
Foto di cobalto64, antonello_mangano.
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