Questa ricorrenza del 24 marzo non è da festeggiare, è da portare nella memoria. La petroliera Exxon Valdez ha provocato un disastro ambientale
Il senso delle ricorrenze è la consapevolezza che il passato non è mai andato via del tutto, ma ritorna ciclicamente attraverso il ricordo. Che può essere bello o brutto. Il 24 marzo 1989, esattamente 34 anni fa, un disastro ambientale ha compromesso non poco la salute dei mari nel Golfo di Alaska. La causa è stata la dispersione di petrolio contenuto nella Exxon Valdez, una petroliera di proprietà della Exxon. Non è stato l’incidente più grave di quei decenni. Dieci anni prima, nel 1979, l’incendio della piattaforma Ixtoc 1 nel Golfo del Messico, ha causato alterazioni dell’ecosistema ben più gravi.
Ma questo non toglie valore al disastro ambientale per lo sversamento di petrolio in mare. Ogni volta che un episodio simile accade, non può essere archiviato con l’attribuzione delle responsabilità. Purtroppo, a meno che non si riesca a portare a termine degli interventi di contenimento dei danni quanto prima, il petrolio continua a rimanere nell’oceano ad intossicare flora e fauna marittima, ed inquinando l’attività ittica.
Il 24 marzo del 1989 la petroliera Exxon Valdez ha lasciato il porto Valdez per dirigersi verso sud. In quel tragitto, ha attraversato lo stretto di Prince William. Il comandante ha chiesto istruzioni alla guardia costiera, intenzionato a cambiare rotta per evitare dei piccoli iceberg. Alcuni equivoci nella comunicazione portarono ad una virata troppo lenta, che ha causato l’incidente. La nave ha urtato una scogliera che ne ha provocato la perforazione, facendo disperdere nell’oceano 42mila metri cubi di petrolio e inquinando oltre 1.900 km di coste. I danni ambientali, sebbene non da Guinness dei primati, sono stati talmente grandi da meritare l’etichetta di disastro.
Fare i conti di queste tragedie non è mai piacevole, ma pr competezza d’informazione è necessario. In seguito all’incidente della Exxon Valdez, migliaia di animali sono deceduti a causa dello sversamento di petrolio ed alle patologie correlate. Le stime sono: 250mila uccelli marini, 2.800 lontre, 300 foche, 250 aquile di mare testabianca, 22 orche e migliaia di uova di salmone e aringa. Da quel momento le autorità statunitensi hanno rivisto le regole per le compagnie petrolifere
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