Il petrolio ed i suoi derivati sono denotati da un colore nero e da una consistenza oleosa. C’è chi da questa immagine vede l’apparire della propria fortuna e chi al contrario vede sovrapporvi la fine del mondo. Sì perché il petrolio, oltre ad essere il “motore” di tutti i nostri consumi, è anche la principale fonte d’inquinamento del pianeta, sia allo stato puro che conseguente alla combustione.
Al punto tale che dal secondo dopoguerra in poi si è assistito ad una sensibilizzazione ambientalista sempre maggiore della popolazione. Ma ciò non è bastato a rendere la vita occidentale sempre più dipendente dal greggio, al punto tale da non poterne fare a meno ed a renderlo causa economica di conflitti devastanti.
Allo stesso tempo le democrazie occidentali, si riuniscono periodicamente per implementare strategie di rinforzo delle enegie rinnovabili e di affrancamento dal petrolio. Gli Accordi di Parigi del 2015 ne sono un esempio. Ma già l’obiettivo della decarbonizzazione dei consumi al 2030, poi posticipata al 2050, sembra un obiettivo arduo da raggiungere. Con i conflitti internazionali e la recessione economica la spinta è a far crescere il consumo e la produzione di energia, non a ridurla.
Nella storia recente molti studiosi hanno tentato di stimare la data in cui il petrolio, in quanto fonte fossile non rinnovabile, avrebbe esaurito le scorte del pianeta. Le congetture erano sempre troppo a stretto giro, e sono state scavalcate e smentite rapidamente.
Petrolio, quando finiranno le riserve secondo lo Statistical Review of World Energy
La 63esima edizione dello Statistical Review of World Energy, realizzata dalla British Petroleum nel 2014, ha dato per spacciato il petrolio nel 2067. Secondo le stime presentate durante il congresso quella è la data oltre la quale non si avrà più petrolio a disposizione nell’intero pianeta. Ma l’evento “apocalittico” può serenamente essere spostato in avanti da diversi fattori che non sono stati presi in esame nel 2014. Ad esempio la scoperta di un giacimento petrolifero, da circa 80 miliardi di barili, situato Bahrein, piccolo sceiccato del Golfo Persico, che è stato più recentemente scoperto.
Inoltre non si devono sottovalutare le tecnologie di trivellazione ed estrazione sempre più raffinate e che riescono a prelevare greggio in quantità maggiore del passato. Non va trascurato inoltre l’elemento più importante per differire la data del 2067. Le fonti rinnovabili almeno sulla carta stanno prendendo sempre più piede. Il problema dovrebbe essere guardato da un’altra prospettiva. Se non si sostituiranno a breve i consumi da petrolio con quelli da fonti rinnovabili, il 2067 dovrebbe essere temuto non per l’esaurimento del petrolio, ma per i cambiamenti climatici che nei prossimi decenni potrebbero sconvolgere il pianeta intero. E non ci sono molte scuse per temporeggiare.