L’alone di mistero che avvolge il sabotaggio di Villasanta forse è destinato a dissolversi. E’ di stamattina la notizia che sono state rinvenute tracce di DNA (sudore, per la precisione) su una torcia ritrovata in prossimità della scena del crimine. Questa preziosa prova è stata abbandonata proprio dal sabotatore, colui che ha contribuito a far fuoriuscire ingenti quantità di idrocarburi dalle cisterne della ex azienda petrolifera “Lombarda Petroli“, come ben ricorderete, il 23 febbraio scorso. Ma gli inquirenti sostengono che il delinquente non abbia agito da solo.
Ricorderete bene quanto petrolio si è riversato nel fiume. Le ultime stime parlavano di 2.600 tonnellate. Considerando che circa 2.200 tonnellate fortunatamente sono state recuperate e rivendute alle raffinerie, ci sono 800 tonnellate di carburante che sono finiti ad intaccare le sponde del fiume Lambro e gli alvei. Le associazioni ambientaliste, con a capo LIPU e WWF, hanno dichiarato che l’inquinamento ambientale e il deturpamento provocato avrà “conseguenze devastanti, nei prossimi anni, per fauna e flora“.
E questo presagio purtroppo sa di verità: i liquami sono penetrati in profondità nel terreno, hanno contaminato il suolo, si sono insediati nelle falde. Delle anatre recuperate dopo il disastro ambientale, ahimè, non ne è sopravvissuta nemmeno una. Le autopsie che sono state effettuate su altri animali, anche questi morti dopo pochi giorni dall’accaduto, rilevano come le cause dei decessi siano legate ad emorragie, fegato distrutto, danni a livello neurologico. Eppure, gli idrocarburi non sono stati segnalati, sebbene come spiega la Lipu dovevano lasciare almeno una traccia. Che ci sia dell’altro?