Lo studio che proviene dall’università della Florida ha confermato che potrebbero esistere altri pianeti abitabili all’interno della Via Lattea
Intanto occorre soffermarsi un attimo sul concetto di abitabilità. L’essere umano tende sempre ad avere un approccio antropocentrico. Dunque anche quando ricerca delle forme di vite cosiddette aliene, dunque al di fuori del pianeta terrestre, è in cerca di qualcosa che all’essere umano possa somigliare. Gli studiosi in questo senso partono dalle condizioni di vita umane, quale luce, sole, acqua per rinvenire tramite degli studi, se queste materie prime fondamentali per la vita terrestre possano essere presenti anche in altri pianeti. L’ostacolo maggiore è sicuramente la presenza del Sole. Difatti il Sole è una stella atipica all’interno della Via Lattea. Da ciò che ne sanno gli studi astronomici, il sole è una stella che ha una massa enorme rispetto alle altre stelle presenti nella Via Lattea.
Le altre, chiamate nane di classe M, hanno una massa infinitamente più piccola rispetto a quella del Sole, ma sono anche molto più longeve. Gli scienziati stimano che possano durare trilioni di anni, quelle meno leggere decine e decine di miliardi di anni. Quello che può attrarre l’essere umano, è l’idea di poter avere una fonte di vita, quale quella di una stella simile al Sole, che potrà sopravvivere anche quando il sole non ci sarà più. Senza tener presente però che rispetto alla vita della Terra stessa, pianeta relativamente giovane all’interno del sistema solare, l’uomo ha una vita piuttosto breve. Dunque probabilmente quando il Sole si estinguerà non sarà più un suo problema.
La Via Lattea e i pianeti abitabili
Dunque come accennato in precedenza, ciò che gli scienziati cercano, è un’idea di abitabilità che possa far crescere e sviluppare delle specie simili a quelle umane. Ciò non toglie che altri pianeti considerati inospitali, possono accogliere delle forme di vita da noi ancora non concepite. Sarah Ballard e Sheila Sagear, due scienziate dell’università della Florida, hanno portato avanti una ricerca basata sul l’eccentricità di oltre 150 orbite di pianeti extrasolari. questo al fine di comprendere se si sia formata in passato, o si potrà formare nuovamente, materia prima per la vita, quale è l’acqua. Tutto questo partendo dal presupposto che delle condizioni come il Sole, a quanto pare non sono replicabili in altri pianeti della Via Lattea.
Cosa succede ai pianeti con l’orbita ovale
Da quanto emerge dagli studi delle due scienziate e statunitensi , i pianeti studiati ed illuminati dalle nane rosse di tipo M, presentavano nella maggior parte dei casi un orbita ovale . Questa non è una buona notizia , perché l’orbita ovale può aumentare la probabilità che il pianeta sia soggetto ad un riscaldamento mareale, e dunque che tutta l’acqua presente evapori alla luce delle stelle . Se si vuole vedere il bicchiere mezzo pieno, si può dire che da questa ricerca emerge anche che il terzo restante dei pianeti ha orbita circolare, e dunque che potrebbe possedere condizioni che si possono prestare a forme di vita simili a quelle umane.