Lo spazio è un luogo estremamente vasto ma per quanto si possa essere lontani una stella che esplode può essere una minaccia anche a migliaia e migliaia di chilometri
I film di fantascienza hanno in alcuni casi raccontato quello che può succedere nel caso in cui una stella esploda nei pressi del nostro pianeta o, ipotesi ancora più catastrofica, se ad esplodere fosse la stella intorno a cui si è costruito il nostro sistema solare. Le conseguenze di una esplosione di una tale massa di energia sono enormi e un team di scienziati è riuscito finalmente a calcolare quello che potremmo chiamare raggio del fallout di una esplosione stellare.
I numeri, come è facilmente intuibile, sono giganteschi. Lo studio, pubblicato di recente su The Astrophisical Journal, prende proprio spunto dalle esplosioni delle supernove che grazie alla tecnologia dei telescopi sono sempre più facilmente visibili e esaminabili dagli esperti. Le conclusioni del team di esperti suddivisi tra Illinois University, Kansas University e Washburn University parlano di un pericolo che potrebbe investire anche la Terra, nonostante l’eventuale esplosione stellare dovesse verificarsi ad oltre 100 anni luce dal nostro sistema solare. Ma di che conseguenze si tratta?
Nell’incipit dello studio pubblicato su The Astrophisical Journal si legge che finora gli studi associati alle esplosioni delle supernove si sono concentrati soprattutto sui potenziali effetti negativi sull’ambiente terrestre “e ambienti analoghi” soprattutto andando a guardare i danni atmosferici legati all’arrivo dei fotoni ionizzati e dei raggi cosmici. I primi arrivano di solito a distanza di giorni o di mesi mentre per i secondi il viaggio può essere anche molto più lungo, fino a migliaia di anni dall’esplosione.
Lo studio dal titolo X-Ray-luminous Supernovae: Threats to Terrestrial Biospheres si concentra invece proprio sulle emissioni di raggi x che si sviluppano nel momento in cui le supernove interagiscono “con un materiale circumstellare denso” . Queste emissioni producono radiazioni ionizzate che viaggiano per distanze lunghissime possono quindi avere conseguenze anche sull’atmosfera terrestre nel caso in cui l’esplosione dovesse verificarsi entro un raggio di circa 160 anni luce.
La pioggia di radiazioni ionizzate, questa è una delle conclusioni cui sono arrivati gli esperti dello studio, potrebbe portare a cambiamenti drastici nella “chimica atmosferica del pianeta“. In particolare se ad essere colpito fosse un pianeta simile alla Terra o la Terra stessa, la pioggia di radiazioni ionizzate cancellerebbe buona parte dello strato di ozono. Questa eliminazione dell’ozono avrebbe quindi ripercussioni sulla quantità di raggi ultravioletti che dal Sole raggiungerebbero la superficie terrestre andando a provocare molto probabilmente la scomparsa di diverse specie con il pericolo maggiore, paradossalmente, corso dagli organismi marini.
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