Una donna è stata l’ultima vittima della pianta dei suicidi. Dopo aver passato una terribile convalescenza, ha raccontato la sua esperienza
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Si chiama pianta dei suicidi. Ma non ha nulla a che fare ocn gli istinti suicidi, né tantomeno con l’albero delle impiccagioni volontarie. Il nome comune probabilemnte viene dal fatto che un contatto volontario con questa pianta estremamente urticante, è considerato un vero e proprio suicidio. La famigerata pianta è la gympie gympie , il cui nome scientifico è Dendrocnide moroides. Il nome gli è stato dato in onore della località in cui è stata scoperta. È presente in Australia nelle foreste pluviali ad Est del Paese, nelle località tra Capo York e il Nuovo Galles del Sud. Tuttavia può essere rinvenuta anche nell’arcipelago della Sonda e nello stato insulare Vanuatu.
Questa pianta si distingue per la sua incredibile capacità urticante, che può portare a reazioni gravi al contatto, a dolore estremo, ed anche a effetti postumi che possono perdurare anche nei due anni successivi al contatto. La sostanza responsabile dell’incredibile dolore che la pianta dei suicidi genera, è la moroidina, un peptide con un peculiare legame tra l’istidina e il triptofano. La sostanza è presente particolarmente sulle foglie e sugli aculei.
La pianta dei suicidi, l’esperienza di una donna
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La pianta dei suicidi ha mietito l’ultima vittima, una donna di 42 anni che è inciampata e caduta in un fosso mentre girava in bicicletta. Intervistata dalla ABC news ha raccontato l’esperienza terribile. La sensazione iniziale era come di essere a contatto con il fuoco. Poi dopo 20-30 minuti dall’esposizione arriva il dolore più acuto, tanto che la vittima crede “di non potercela fare”. La donna, che ha avuto quattro figli, asserisce con fermezza che il dolore dell’incidente è di gran lunga maggiore di quello del parto.
Le testimonianze delle vittime
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Ed a parlare di dolore terribile dopo il contatto con la pianta dei suicidi non è sol ola donna protagonista di questo racconto. Un uomo che è caduto faccia sulla pianta ha dichiarato: “Non c’è niente di paragonabile, è dieci volte peggio di ogni altra cosa”. Ed anche la dottoressa Marina Hurley dell’Università del Nuovo Galles del Sud ha dichiarato che è un dolore maggiore degli altri, come essere ustionati dall’acido.