Siamo sicuri che non è la prima volta che sentite dire che le piante, di notte, tolgono l’ossigeno a noi essenziale per la sopravvivenza. Ma è davvero così?
Leggenda, credenza, o diceria che sia, le piante di notte in camera non vanno tenute. Questo è quello che ci sentiamo dire e raccomandare a gran voce da nonni, bisnonni, zii e parenti in genere, anche da qualche amico. Ma perché le piante faticano così tanto a varcare la soglia della camera da letto conquistando il plauso della collettività? La ragione sarebbe una e fatale: di notte rubano l’ossigeno a noi necessario per respirare.
Ma è davvero così? Tenere le piante in camera da letto rappresenta un effettivo pericolo? Alla base di questa credenza diffusa ci sono le attività di respirazione e fotosintesi della pianta responsabili della produzione nella notte dell’anidride carbonica frutto del processo di assorbimento dell’ossigeno. Negli anni ’80 il quesito è stato preso molto seriamente da alcuni scienziati della NASA che hanno condotto un esperimento in una serra con delle piante in cui lasciavano a dormire delle persone. Il risultato?
Nessuno fra i partecipanti è morto per asfissia o ha incontrato problemi respiratori. La ragione è che il quantitativo necessario ad una pianta per respirare è molto inferiore rispetto al nostro fabbisogno. Una persona in media, è emerso dallo studio, consuma il 2-3% dell’ossigeno presente in una stanza rispetto ad una singola pianta che invece necessita dello 0,1% dell’ossigeno complessivamente presente.
Il risultato in soldoni è che consuma molto più ossigeno il nostro simile che dorme affianco a noi rispetto ad una innocua pianta. La scoperta positiva a cui si giunse negli anni 80 riguarda invece la capacità di alcune piante di “purificare” l’ambiente da sostanze inquinanti organiche come il benzene, la formaldeide e il tricloroetilene. Il benzene è presente ad esempio nel tabacco, nei detersivi, in saponi e vernici, tutte cose spesso presenti dentro casa.
La formaldeide è invece presente in mobili in truciolato, tappeti, tappezzeria in genere e oggetti in plastica. Infine il tricloroetilene è presente nelle cartucce per stampanti, negli indumenti, nelle vernici e in alcuni prodotti per la pulizia dei tappeti. Le piante efficienti a svolgere il compito descritto sono il pothos, la sansevieria, il giglio della pace, la palma di bambù e il ficus robusta. Tuttavia affinché svolgano l’azione purificatrice devono essere presenti in quantità ragguardevoli.
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