È protesta da parte delle piccole isole di Tuvalu e Antigua e Barbuda, che affrontano i Paesi ad alte emissioni in un’udienza ad Amburgo. La questione concerne l’innalzamento del livello del mare.
Il surriscaldamento globale, da non confondere col concetto di cambiamento climatico (qui per comprendere le differenze tra i due fenomeni), è a monte di una folta lista di conseguenze. Oltre allo scioglimento dei ghiacciai (con annessa perdita di habitat per molte specie vegetali e animali), all’innalzamento della soglia dello zero termico, nonché all’intensificazione di fenomeni meteorologici estremi e distruttivi, esso è responsabile anche di un ulteriore, dannosissimo effetto: il progressivo innalzamento del livello del mare.
Non solo le acque dei nostri oceani si ritrovano costantemente ad accogliere tonnellate e tonnellate di rifiuti (la plastica, sotto questo punto di vista, ne rappresenta il principale contaminante). Il rischio a cui moltissime isole stanno andando incontro, proprio a fronte dello scioglimento dei ghiacci, è quello di scomparire letteralmente, e proprio in virtù dell’innalzamento del livello dell’acqua.
Proprio per questo motivo, solamente due giorni fa, i primi ministri di Tuvalu e Antigua e Barbuda sono comparsi davanti al Tribunale di Amburgo, in Germania, per quello che è destinato a passare alla storia come il primo caso di giustizia climatica che riguardi il problema del mare. Andiamo a scoprire con dovizia di particolari quanto chiesto dalle isole di Tuvalu e Antigua e Barbuda davanti al giudice.
Le piccole isole rischiano di scomparire: ad Amburgo la prima (storica) udienza concernente la “questione oceanica”
Tuvalu, piccolo Stato insulare della Polinesia (Oceania), e Antigua e Barbuda, Stato insulare della regione caraibica, si sono presentati, per mezzo dei loro primi ministri, di fronte al Tribunale internazionale per il diritto del mare, ad Amburgo. La questione, come accennato, concerne proprio la salvaguardia delle acque e la problematica dell’innalzamento del livello del mare, a fronte della quale queste piccole realtà insulari rischierebbero di scomparire.
Del resto, le immagini recentemente diffuse dalla Nasa in materia lasciano poco spazio ai dubbi. Solo negli ultimi 30 anni, nella fattispecie, il volume d’acqua riversatosi in mare ha procurato un innalzamento di quasi 10 centimetri. A fronte di ciò, i primi ministri dei suddetti Paesi hanno invocato l’intervento del Tribunale di Amburgo in quello che è destinato a passare alla storia come il primo caso di giustizia climatica concernente la questione degli oceani.
Ma cosa avrebbero chiesto, più nello specifico, i primi ministri dei suddetti Paesi? Innanzitutto, il Tribunale sarà chiamato a valutare se le emissioni di carbonio nelle acque – di cui le Nazioni ad alte emissioni risulterebbero essere le principali responsabili – vadano considerate come “inquinamento marino”. In aggiunta, le isole di Tuvalu e Antigua e Barbuda hanno sollevato la questione della possibilità, entro pochi decenni, di vedersi completamente sommerse dalle acque.
“Gli eventi meteorologici estremi stanno uccidendo la nostra gente e distruggendo le nostre infrastrutture“: questo è quanto sostenuto dal primo ministro di Tuvalu, che ha ribadito la necessità di attenzionare gli impatti climatici a lenta insorgenza. Qualora il Tribunale di Amburgo dovesse decidere di accogliere le rimostranze dei due Stati insulari, quali sono le conseguenze che dovremmo aspettarci?
“Una catastrofe sotto ai nostri occhi”: la protesta delle piccole isole chiama in causa le Nazioni ad alte emissioni
“Il diritto internazionale deve svolgere un ruolo centrale nell’affrontare la catastrofe che si sta svolgendo sotto ai nostri occhi“: queste sono state le parole che il primo ministro di Antigua e Barbuda (Stato insulare dell’America centrale) ha pronunciato dinanzi al Tribunale internazionale per il diritto del mare.
La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, stando a quanto ribadito dai primi ministri, non verrebbe rispettata dai Paesi ad alte emissioni, che ogni giorno continuano a riversare quantità ingenti di carbonio e materiali inquinanti nelle acque. In aggiunta a ciò, l’innalzamento del livello del mare ed il continuo verificarsi di eventi meteorologici estremi è l’altra, urgente questione da affrontare.
Ma che tipo di sentenza è chiamato ad esprimere il Tribunale di Amburgo? Al momento, il giudice dovrà fornire un parere meramente consultivo sulla questione. Tale parere, pur non essendo giuridicamente vincolante, rappresenta una dichiarazione autorevole su questioni legali che i Paesi ad alte emissioni dovranno fronteggiare in prima persona.
In altri termini, se le rimostranze delle isole sopra citate venissero accolte, le Nazioni contro le quali esse si stagliano saranno obbligate a riformulare le leggi sulla protezione del clima, nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite.