Il mollusco ‘Pinna Nobilis’ è tra i più grandi del Mar Mediterraneo. E’ tornato nelle acque del mare di Taranto ed è a rischio estinzione
La ‘Pinna Nobilis’, anche chiamata pinna comune, nacchera o cozza penna è il più grande mollusco del Mar Mediterraneo. Le sue dimensioni possono raggiungere il metro di lunghezza e raccoglierlo è severamente vietato. Mangiarlo è rischioso perché assorbe dal mare tutte le sostanze inquinanti o patogene. Per questo motivo spesso viene utilizzata anche come indicatore dell’inquinamento marino.
Rimane “ancorato” al fondale, avendo fissata la punta della sua conchiglia (che risulta a forma triangolare) all’interno della roccia o della sabbia. Sono presenti all’interno dell’ecosistema da milioni di anni, già ai tempi dei romani e dei greci.
Sul fondale del Mare di Taranto sono stati trovati esemplari, ancora vivi, di ‘Pinna Nobilis’. Immediatamente intervenuti per accertarsi della notizia e filmare questo piccolo “miracolo”, la Capitaneria di Porto di Taranto e l’associazione “Mare per Sempre”. Questo mollusco può vivere oltre i 20 anni e si presenta ruvido all’esterno e madreperla dentro. Inoltre presenta una ghiandola che emette una sorta di bava formata da cheratina. Appena entra in contatto con l’acqua diventa solida. Formerà una specie di “barriera” per difendere la ‘Pinna Nobilis’ da altre specie che si trovano nel mare.
Questa fibra prodotta veniva lavorata, dopo essere stata presa dai pescatori, dalle antiche monache o donne dell’epoca. Ne producevano una “seta marina” con la quale venivano creati merletti, tessuti e mantelli poi indossati da persone in carica importanti come Re o sacerdoti.
“Già nel 2015, al 46esimo Congresso della Società Italiana Biologia Marina di Roma, dopo aver censito migliaia di esemplari nel Mar Piccolo di Taranto, è stato presentato un inedito studio scientifico riguardante la popolazione della specie protetta dal tema ‘Recent observations of Pinna Nobilis in the Mar Piccolo basin (Gulf of Taranto, Mediterranean Sea)’ e pubblicato sulla rivista scientifica ‘Mediterraneansea’. Dal 2016, la popolazione ha subito un grave tracollo a causa di un’infezione prodotta da un protozoo ed altre patologie ancora in fase di studio” viene riportato da La Repubblica le parole di Arturo Casale, presidente “Mare per Sempre”.
Questo mollusco infatti è vittima anche lui della crisi climatica, l’inquinamento e la crescente presenza di motoscafi e barche. “Il costante monitoraggio di Mare Per Sempre ha prodotto un piccolo ma grande risultato. Grazie alla collaborazione con il personale della Guardia Costiera, il ritrovamento di alcuni esemplari vivi ci fa ben sperare per la conservazione della specie. La resilienza del mare di Taranto ci incoraggia e stimola nella ricerca di esemplari di questa preziosa specie in via di estinzione” afferma sempre Casale.
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