La plastica degradata dai funghi in 5 mesi o poco più: la novità scientifica del momento arriva dall’Australia e promette bene per il futuro dello smaltimento dei rifiuti
L’inquinamento da plastica è una delle peggiori minacce che sta affliggendo il nostro Pianeta. La gestione dei rifiuti ha da sempre rappresentato un problema con il crescente consumo di plastica “usa e getta” e l’enorme produzione, aumentata negli ultimi anni a dismisura è arrivata a far registrare numeri impressionanti come 300 milioni di tonnellate di prodotti di plastica. Il materiale plastico come noto, si degrada in centinaia di anni, persistendo nell’ambiente dove viene rilasciato.
Lo smaltimento di tutta questa quantità impressionante di materiali plastici è stato affrontato attraverso il riciclo e il recupero con ottimi risultati, ma non è abbastanza. Infatti dai dati risulta solo un 30% di plastiche riciclato a livello mondiale. Inoltre esistono purtroppo anche le plastiche non riciclabili che sono destinate alle discariche o ai termovalorizzatori. Ma una notevole quantità viene rilasciata ancora nell’ambiente, sia per terra che per mare, con preoccupanti effetti e conseguenze sugli ecosistemi della Terra.
Arriva dall’Australia un’importantissima scoperta che potrebbe essere di enorme aiuto per la risoluzione del problema dello smaltimento dei rifiuti plastici e non solo. Un team di ricercatori dell’Università di Sydney ha individuato due specie di funghi comuni che sembrano in grado di aggredire e degradare al 100% la plastica dura. Il polipropilene disintegrato in 140/150 giorni. Questo tipo di materiale plastico viene utilizzato per una miriade di oggetto comuni come i bicchierini de caffè, i tappi e i contenitori di alimenti.
I funghi non sono alieni, ma assolutamente comuni tanto che si trovano facilmente in natura e sono: l’Aspergillus e l’Engyodontium album, e più precisamente una muffa tropicale e un fungo presente nel suolo. Dopo che i detriti plastici vengono sottoposti ad un trattamento con la luce ultravioletta, fonti di calore o reagenti chimici, si innesca il meccanismo che consente ai funghi in questione di degradare la plastica riducendola in particelle assorbibili ed eliminabili. Il tutto in circa 140 giorni.
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L’importante notizia fa ben sperare la comunità scientifica poiché la possibilità di riuscire a degradare la plastica dura, che rappresenta 1/3 di tutta la plastica prodotta nel mondo, sarebbe un ottimo risultato. Per questo motivo ora si lavora per arrivare allo step successivo e portare la scoperta dal laboratorio al mercato commerciale. Gli scienziati e i tecnici si dovranno concentrare sulla capacità di creare un sistema rapido ed efficace che elimini i rifiuti di plastica in poco tempo.
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