La nuova plastica sarà commestibile, ecco l’ambizioso progetto che modificherà molto probabilmente il problema dei rifiuti.
La plastica lo possiamo dire senza indugio, è la piaga della nostra società 2.0. Basta ascoltare i nostri genitori e rimarremmo sconvolti da quello che ci dicono, ovvero che la plastica una volta non c’era, è un problema tutto nuovo degli ultimi decenni. Un uso di questo materiale che si è evoluto in abuso, la larga diffusione infatti che percepiamo basta girando l’angolo.
Per non parlare della raccolta differenziata, il giorno della plastica è quello con una maggiore mole di rifiuti. Ogni bottiglia, flacone, confezionamento di alimenti è tutto puramente plastica. Che futuro potremmo aspettarci? Certamente non roseo se continuiamo così, che mondo lasceremo alle nuove generazioni? No comment! O forse no…
Vi ricordate – i Millennials lo ricorderanno assolutamente – quando da piccoli (erano goi anni ’90) compravamo i gioielli commestibili? Bracciali, orecchini, collane ed anelli. Tutte caramelle colorate e fruttate, un piacere da condividere con gli altri bambini. Certo, l’esempio non è dei piu’ azzeccati, ma viene da chiedere: ma se mangiassimo la plastica, potremmo porre fine a tale problema?
Un team di ricercatori dell’Università cinese di Hong Kong ha creato un materiale innovativo per produrre imballaggi commestibili e biodegradabili, allo scopo chiaramente di impattare meno sull’ambiente. Trattasi nello specifico di un foglio di cellulosa batterica (BC), un composto organico che deriva dal mix di batteri e proteine di soia isolate.
Il materiale atossico ha una resistenza veramente notevole tale da rimanere stabile in acqua, è resistente all’olio e dopo soli 1 a 2 mesi è pronto per essere degradato. Una biodegradazione che tiene conto del rispetto dell’ambiente. Un aspetto questo che lo si evince nella dichiarazione della Chemical Industry Society fruibile sul portale Phys.org.
A differenza della cellulosa vegetale, il segreto di questa nuova plastica verte nella fermentazione microbica, in un colpo solo si potrà dire addio all’abbattimento degli alberi nonché alla coltivazione estensiva. Il professor To Ngai, autore dello studio, sostiene che questa produzione innovativa non contribuisce alla deforestazione o alla perdita di habitat. Si tratta infatti di un materiale alternativo alla cellulosa vegetale, ma sostenibile e rispettoso dell’ambiente.
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