Tra gli scavi archeologici più noti in Italia possiamo sicuramente annoverare quello di Pompei, nelle cui vicinanze sono state scoperte nuove meraviglie.
Il sito archeologico di Pompei attira ogni anno milioni di turisti, affascinati dalla sua triste quanto celebre storia (la città fu distrutta da un’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.), dall’altissimo grado di conservazione dei reperti e dalla diversità e versatilità di questi ultimi. Nelle scorse settimane, ad esempio, Pompei è tornata a far notizia dopo il ritrovamento di un affresco raffigurante quella che è stata definita la pizza più antica di cui si abbia notizia.
Ma non solo, perché a Pompei gli archeologi hanno riportato alla luce anche le aree della lavanderia e del panificio o il mosaico della Via dell’Abbondanza, hanno inoltre scoperto due nuovi scheletri perfettamente conservati. Ma sapevate che nei pressi di Pompei si trova anche un altro sito archeologico di grande importanza? Si tratta della città di Stabia, l’attuale Castellammare di Stabia, ove sorge una villa che si estende per più di 11mila metri quadrati.
Scavi vicino Pompei: nuove analisi ricostruiscono gli ultimi momenti di vita degli abitanti
La villa, denominata Villa San Marco, negli ultimi anni è stata interessata da numerose campagne di scavo didattiche, che avevano lo scopo di riportare alla luce una parte dell’antica storia del luogo e che hanno coinvolto docenti, dottoranti e studenti universitari. Nella villa sono stati scoperti affreschi ben conservati, ma anche testimonianze della catastrofe che nel 79 distrusse l’area.
Studiando la stratigrafia della lava che ha invaso la villa in seguito alle eruzioni, i ricercatori hanno potuto ricostruire le ultime ore di vita degli abitanti di Stabia prima della catastrofe. Secondo le nuove ipotesi avanzate dai ricercatori, sembra che gli abitanti si fossero in un primo momento rifugiati nei nascondigli della città, per poi riemergere in superficie pensando che il pericolo fosse ormai scampato.
Stabia: l’importanza internazionale del sito archeologico
Eppure l’ultima eruzione del Vulcano non lasciò scampo a nessuno: il luogo fu distrutto e con lui anche la sua popolazione. Il direttore dello scavo di Stabia, Gabriel Zuchtriegel, ha definito l’area un vero e proprio “centro per la ricerca archeologica internazionale“, le cui scoperte aiutano a ricostruire un ulteriore tassello di un fatto storico che ancora oggi affascina esperti del settore e appassionati di archeologia.