Gli studi sui resti degli abitanti di Pompei hanno dimostrato la causa della morte: scopriamo insieme cosa è emerso nel dettaglio
Pompei, l’antica città ai piedi del Vesuvio distrutta dall’eruzione violentissima del vulcano nel 79 d.C., ci ha consegnato un sito archeologico unico al mondo. Gli scavi per riportare alla luce le rovine della città campana iniziarono ufficialmente nel 1748 e sono ancora in corso. Posizionata alle falde del Vesuvio la città fu sepolta interamente dalla lava e dalla cenere che fornirono una copertura che ha mantenuto per secoli una protezione lasciando intatto tutto. Il centro urbano è stato via via scoperto dagli scavi archeologici che hanno svelato importanti informazioni sulla vita dell’epoca.
I circa ventimila abitanti risiedevano in abitazioni di varie tipologie ed alcuni avevano dimore lussuose, ornate ed affrescate. Le strade brulicavano di varie attività commerciali con botteghe artigianali, al centro si trovava il foro principale che era il cuore dell’intera città dove si trovavano gli uffici, il tribunale, i templi, le terme, il mercato, i magazzini, i teatri e le palestre. Il 24 agosto 79 d. C. iniziò una violentissima eruzione vulcanica che durò circa due giorni, distruggendo la città di Pompei completamente, ponendo fine alla vita della splendida città dal clima invidiabile e dalla notevole prosperità.
Quel pomeriggio dall’imponente vulcano si sollevò un’immensa colonna di vapori, fumo, lava, gas, cenere e anidride carbonica. L’insieme di queste sostanze creò una miscela letale che non lasciò scampo a nessuno. La morte colse gli abitanti presi alla sprovvista ma sulle cause effettive si dibatte da tempo. Gli ultimi studi effettuati dai ricercatori in particolare su 7 vittime di Pompei hanno evidenziato che morirono per asfissia, letteralmente soffocati dalla nube tossica sviluppata dall’eruzione. Non inceneriti dalla lava che arrivò successivamente e che colpì altre persone. Infatti gli studiosi ipotizzano differenti modalità di decesso per le vittime del terribile fenomeno naturale.
Alcune analisi dei calchi di gesso fatte con la fluorescenza a raggi X hanno permesso di verificare la composizione di ossa e determinare il sesso e l’età delle vittime. Molti sono stati immortalati nel gesto di correre, scappando dalla catastrofe, mentre altri sono stati ritrovati stesi a terra a faccia in giù, come fossero svenuti prima di perire, altri ancora nell’atto di proteggersi con indumenti in posizioni rannicchiate. Probabilmente vi sono diverse cause che hanno prodotto la morte per i poveri abitanti di Pompei, ma la stragrande maggioranza perì asfissiata dalla nuvola di ceneri e gas nocivi.
Non si deve dimenticare che il livello del calore sprigionato dalla colata lavica fu incredibile e che furono raggiunti i 500 gradi centigradi. Alcuni morirono all’istante come svelano le ossa letteralmente scoppiate per il calore estremo, altri si disidratarono, come dimostrano le posizioni e le contrazioni muscolari rilevate e la presenza di collagene. Gli studi proseguono e altre zone del sito devono ancora essere scoperte e portate alla luce proprio per poter verificare eventuali altre condizioni dei resti che saranno analizzati.
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