Sembra concreto l’intento di portare a compimento il Ponte sullo stretto di Messina. A che punto si trovano le concertazioni di una storia travagliata che ha più di 100 anni.
In realtà l’idea di collegare la Sicilia con la Calabria risale all’Unità d’Italia. Un’opera ingegneristica di questa portata era troppo complessa e troppo costosa per essere messa in pratica, ma le progettazioni hanno uno storico che è utile anche agli ingegneri di oggi. Il Ponte sullo stretto di Messina ha una lunga e travagliata storia, di cui il primo capitolo non è stato ancora scritto. Una delle opere più ambiziose mai progettate dal belpaese. Il ponte più lungo del mondo, che supererebbe quello dei dardanelli in Turchia, per una lunghezza di 3.300 metri se costruito ad un’unica campata. Allo stesso tempo uno dei maggiori e potenziali rischi per l’incolumità fisica e morale del nostro Paese.
Il ponte sullo stretto ha attraversato diverse tappe, una delle quali è stata il blocco dei lavori nel 2005 grazie ad una relazione dell’antimafia al Parlamento italiano, con sospetto di infiltrazione di Cosa Nostra nei lavori. Nel 2006, con l’insediamento del Governo Prodi il progetto si bloccò. L’allora premier aveva intenzione di annullare tutti i rapporti con le società contraenti pagando una penale di ben 500 milioni di euro. Antonio di Pietro, che all’epoca era ministro delle Infrastrutture, decise insieme al centrodestra di opporsi a tale decisione e di mantenere la società stretto di Messina, riducendone i dipendenti ed accorpandola all’Anas.
Questo fu l’unico vero tentativo di blocco del progetto. Il Ponte sullo stretto di Messina non soltanto era cavallo di battaglia dei governi di centro destra che succedettero, ma anche il Governo Renzi foraggiò ampiamente la messa a punto del ponte.
Con la conseguenza che negli anni furono presi in ‘prestito’ dall’estero numerosi ingegneri che avevano progettato opere di grande portata, come in Danimarca ed in altri Paesi del nord Europa. La Cina si propose come finanziatore, a patto di ricevere i completi introiti dei pedaggi per 99 anni. Le stazioni, cui per ora sono in piedi solo alcuni pilastri, dovrebbero essere quelle di Villa san Giovanni e Messina.
Il collegamento sarebbe supportato anche da una linea ferroviaria a due corsie per trasporto persone e merci. Così la Sicilia non sarebbe più un’isola nel senso stretto del termine e la Calabria non così isolata, allo scopo di foraggiare gli scambi commerciali e turistici tra le due regioni. Questo cambierebbe l’assetto di tutta l’Italia.
A creare impedimento alla costruzione del ponte sullo stretto ad un’unica campana non è solo il rischio – reale – di infiltrazione mafiosa. Ma anche le problematiche inerenti i pericoli sismici della zona. Che potrebbero facilmente compromettere la stabilità del ponte. Il problema è che i protocolli nel tempo si evolvono continuamente. Gli studi ambientali e sismici fatti all’inizio degli anni Duemila ad oggi hanno poca validità.
Il Governo Meloni, appena insediatosi, ha ritirato fuori dal cassetto il Ponte sullo Stretto, annunciandone la concreta fattibilità. Anche se non è risolto ancora il problema dei finanziamenti. Lo scorso maggio, Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia, intervistato da LiveSicilia, aveva dichiarato che il progetto doveva essere adeguato “alle nuove norme tecniche, di sicurezza e ambientali, per evitare il problema dei venti e delle accelerazioni legate al suolo durante un evento sismico“. Il progetto che è sul tavolo è ancora quello del 2011.
I rischi potenziali sulla stabilità del ponte non sono pochi, e, come ribadisce lo scienziato, “il progetto del Ponte deve soddisfare il caso più estremo di evento naturale che possa verificarsi in quella zona, perché l’infrastruttura deve rimanere operativa qualsiasi cosa succeda”. Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina, gli risponde con l’intenzione di apportare dei miglioramenti al progetto e degli aggiornamenti in senso di rischio sismico.
Per luglio 2024 sarà nero su bianco, e se approvati, i lavori del Ponte sullo stretto di Messina partiranno immediatamente. Con l’idea di rendere operativo il legame tra Sicilia e Calabria in otto anni. Un intento che senza dubbio può far comodo agli scambi commerciali, ma fortemente a rischio. In Italia esiste già un triste precedente del 2018, che rimarrà iscritto nella storia del Paese come macchia indelebile.
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