Un recente studio in particolare ha evidenziato la situazione dei ponti in Italia: sono ancora sicuri? Scopriamo insieme cosa rivela la ricerca in questione.
La tragedia del ponte Morandi è ancora una ferita aperta sulla pelle degli italiani. Seguendo la filosofia “Prevenire è meglio che curare“, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha da poco stilato una ricerca che racconta le condizioni dei ponti in Italia. Spesso, nella nostra Penisola vengono costruite opere architettoniche che poi vengono lasciate lì a marcire. È proprio per questo motivo che un frequente monitoraggio diviene fondamentale.
Di questa tipologia di lavoro se ne sta occupando un gruppo di ricercatori dell’Università di Brescia in collaborazione con due aziende private, ovvero l’Azichem Srl (specializzata nella produzione di prodotti speciali) e la Società Laboratorio Tecnologico Lombardo Srl (specializzata nella diagnostica strutturale). In un momento in cui è forte la polemica sulle auto euro 7, vediamo insieme cosa ha scoperto il gruppo di ricerca.
Il territorio italiano è stracolmo di ponti ed ognuno di essi si differenzia dagli altri per epoca, materiali e tecniche di costruzione. Molti di questi risalgono ad un età storica abbastanza data e vedono passare sopra di loro molto più traffico del dovuto. Ancora, ognuno di essi è gestito da amministrazioni o enti diversi. Per tutte queste motivazioni, i ricercatori hanno introdotto un approccio multilivello concentrandosi su:
A peggiorare la situazione è la condizione orografica italiana: essendo un territorio ad alto rischio di sismi e con dislivelli abbastanza noti, è complicato costruire infrastrutture del tutto sicure. Nonostante ciò, un attento monitoraggio può permettere di evitare prossime morti. Ovviamente questo fattore deve essere coadiuvato con opere di ristrutturazioni.
Secondo i dati riportati dallo studio, su 61mila ponti osservati, almeno 1900 presentano “altissimi rischi strutturali”. La problematica maggiore rilevata è il tempo: più del 50% dei ponti in Italia ha almeno 50 anni contro una media dei paesi del G7 che si attesta tra i 20 ed i 30 anni. Fortunatamente il governo metterà mano a tale preoccupazione: grazie ad un Decreto del 5 Maggio 2022 saranno stanziati circa 100 milioni per la ristrutturazione delle strade per il biennio 2024-2025 e circa 300 milioni per ciascuno degli anni che va dal 2026 al 2029.
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