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La porta dell’inferno esiste e si trova in Turkmenistan

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Dove sorge e perché è chiamata la porta dell’inferno. Si tratta di un posto che fa veramente impressione, ma più impressionante è il come ha avuto origine.

La porta dell’inferno è un nome molto altisonante, che più e più volte è stato citato in delle opere di fantasia come racconti, film, serie tv e videogiochi. Ma esiste per davvero. Ne facevano un esplicito riferimento già alcune popolazioni dell’antichità, come i Greci. Per loro l’ingresso agli Inferi, che era il regno di Ade (che era il dio dei morti, in contrapposizione al regno del cielo e della terra che spettava a Zeus ed a quello dei mari che apparteneva invece a Poseidone) era situato presso il lago d’Averno, che si trova tra i comuni odierni di Pozzuoli, Cuma e Lucrino, in provincia di Napoli.

La porta dell'inferno dove sorge e perché si chiama così
Il cratere Darvaza (Foto da Canva) – Ecoo.it

Il riferimento alla porta dell’inferno ai giorni d’oggi è invece un altro, ed è rappresentato da un cratere di grosse dimensioni, nel quale c’è un fuoco perenne. Dalla sua scoperta sono intercorsi più di cinquant’anni e le fiamme situate al suo interno non hanno mai smesso di estinguersi. Del resto parliamo di un qualcosa che è situato nelle viscere della terra. Ed il connubio tra il fuoco e la profondità portano automaticamente a pensare al fatto che quella sia per davvero la porta dell’inferno. In che parte del mondo è situata?

La porta dell’inferno, dove si trova

La porta dell’inferno (Foto da Canva) – Ecoo.it

Questo luogo unico ed anche spaventoso è situato in Turkmenistan, uno dei tanti Stati che si è formato in seguito alla disgregazione dell’URSS. Il cratere in questione è chiamato Darvaza e sorge nel bel mezzo del deserto del Karakum. Contrariamente a quanto potremmo pensare però questa voragine non è sorta naturalmente in seguito a lenti processi geologici durati migliaia di anni tra le varie epoche del passato. La sua storia è molto più recente.

I russi erano impegnati nel trovare dei giacimenti di petrolio per potere stabilire un proprio modo di affermare la loro egemonia nell’ambito dell’economia ed anche della politica internazionali. E scavando nel desolato deserto del Kararum alla fine trovarono non l’oro nero ma del gas naturale. Al di sopra dello scavo era stata costruita una piattaforma di grandi dimensioni, che però finì con il collassare su sé stessa finendo per intero in quel cratere scavato dalle trivelle.

Quella che doveva essere la soluzione è stato un disastro

Dei turisti alla porta dell’inferno (Foto da Canva) – Ecoo.it

Il Darvaza è stato insomma creato in maniera artificiale ed involontariamente. Raggiunge una larghezza massima di più di 70 metri ed una profondità di oltre 20 metri. La sua formazione ha causato l’apertura di altri buchi nel terreno, più o meno grossi, che hanno fatto da sfogo per il metano e per altri gas naturali. Quel poco di vivibilità che c’era è stata del tutto uccisa da questo fenomeno. La soluzione proposta per cercare di risolvere questo enorme problema fu quello di dare fuoco al cratere.

C’era infatti la convinzione che questa cosa avrebbe portato all’estinguersi di tutto il gas ivi contenuto. Per un piano sbagliato che più errato non poteva mostrarsi. Sono trascorsi più di cinquant’anni ed il fuoco ancora continua ad ardere, alimentato da un giacimento di gas praticamente infinito. Il governo del Turkmenistan ha intenzione di trovare una soluzione definitiva in quanto teme che l’esistenza di questa bocca di fuoco possa comportare delle complicazioni per la salute di tante persone, oltre a rappresentare un disastro ambientale annoso e conclamato.

Salvatore Lavino

Classe 1985, giornalista pubblicista con una più che decennale esperienza nel settore e con migliaia di articoli prodotti in merito ai temi più disparati. Attualmente impegnato con diverse collaborazioni che trattano di vari argomenti, tra ecologia, cucina, sport, attualità, benessere e molto altro.

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