Uno studio ha dimostrato la crescita esponenziale della plastica che finisce negli oceani. È necessaria un’inversione di marcia, o ci saranno conseguenze ancora più serie
La plastica, si sa, è molto inquinante. Oltre ai cumuli presenti nelle discariche, si va ad aggiungere anche l’inquinamento degli oceani. Ed a quanto pare è servita a poco finora la trasformazione da plastica non riciclabile a plastica compostabile. Numerosi studi hanno dimostrato che nel brve periodo il livello di degradazione della plastica compostabile nell’oceano, è lo stesso di quella convenzionale.
Sul medio e lungo periodo ancora non si sa. La minaccia della plastica che riempie gli oceani non è solo per le specie marine, che in ogni caso fanno parte di una biodiversità essenziale, che se squilibrata, porta conseguenze sull’essere umano. Ma è l’uomo stesso a subirne conseguenze immediate. L’inquinamento riduce la balneazione, le attività ittiche e corrompe il cibo che viene ingerito.
L’allarme è arrivato da una ricerca pubblicata sulla rivista PLOS ONE dal 5 Gyres Institute. Lo studio ha esaminato i dati sulla prsenza di plastica degli oceani dal 1979 al 2019, dunque per un arco di tempo di quaranta anni. Ed i risultati hanno mostrato un picco sorprendente dal 2005 in poi. Quindi anziché retrocedere, la presenza della plastica negli oceani è sempre maggiore. E questo trend dovrà essere interrotto quanto prima, altrimenti le stime asseriscono che nel 2040 ci ritroveremo con il doppio del materiale plastico ad inquinare l’acqua.
A quanto risulta, a parte la sostituzione di parte della plastica monouso da convenzionale a biodegradabile i Governi internazionali, per primi quelli della comunità europea, non stanno facendo molto per risolvere il problema dell’inquinamento degli oceani. Tonnellate di plastica vengono riversate quotidianamente nell’acqua, causando inquinamento, decesso di specie – anche protette – e modifica sostanziale alla biodiversità marina. Marcus Eriksen, cofondatore del 5 Gyres Institute ha dichiarato: “L’aumento esponenziale delle microplastiche negli oceani del mondo è un chiaro avvertimento: dobbiamo agire subito su scala globale, smettere di concentrarci sulla pulizia e sul riciclaggio e inaugurare un’era di responsabilità delle aziende per l’intera vita degli oggetti che producono. La bonifica è inutile se continuiamo a produrre plastica al ritmo attuale. Abbiamo sentito parlare di riciclaggio per troppo tempo mentre l’industria della plastica rifiuta contemporaneamente qualsiasi impegno ad acquistare materiale riciclato o a progettare per la riciclabilità. È ora di affrontare il problema della plastica alla fonte”.
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