È ormai ufficiale la Green Rankings 2011, la classifica delle aziende che a livello mondiale si interessano maggiormente del proprio impatto ambientale, contribuendo ad un migliore sviluppo sostenibile. I risultati per l’Italia non si possono certo dire incoraggianti: solo 11 delle 500 aziende sono nostrane, e nessuna compare ai primi posti della classifica.
La classifica, stilata ogni anno dalla celebre rivista Newsweek, tiene conto di una serie di fattori come le scelte aziendali di consumo critico in merito all’utilizzo di energia elettrica e alla produzione di gas serra, in primis di anidride carbonica. Un altro fattore importante di cui si è tenuta ampia considerazione è l’impegno dell’azienda verso una comunicazione seria e trasparente anche in merito ai risultati, raggiunti o meno, in termini di sostenibilità ambientale. Un’analisi dura e molto ambiziosa, che però serve per tracciare una differenza tra quelle aziende che stanno contribuendo a salvare il nostro Pianeta Terra e quelle che invece si ostinano a produrre inquinamento ambientale senza considerarne le conseguenze. Indipendentemente dai paesi, si nota come fattore comune che ai primi posti vi sono le aziende produttrici di servizi, segno che la grande industria è ancora fortemente carente in questo ambito.
A livello internazionale, si vede sempre più un’America che stenta a tenere il primato a fronte dell’avanzare dell’Europa, dell’India, del Brasile e del Giappone. La prima segnalata italiana è Telecom, alla posizione numero 23, ben lontana da aziende come Munich Re, IBM, National Australia Bank, la banca brasiliana Bradesco e la società indiana Tata Consultancy Services. Fiat si trova solo al 29esimo posto, Unicredit addirittura al 69esimo, per non parlare di Luxottica, che troviamo al livello 382.
Dal Giappone arriva una novità che possiamo ben definire come rivoluzionaria. E' il futuro del…
Vi siete mai chiesti cosa potrebbe succede se sul nostro pianeta tutti gli animali diventassero…
Il drammatico declino della biodiversità al Lago Trasimeno in uno studio di Franco Pedrotti: in…