I pannelli fotovoltaici sono essenziali al compimento della tanto agognata transizione ecologica. Il problema del consumo di suolo è stato arginato
La transizione ecologica in Italia si muove a ritmi poco fluidi. Troppi gli impedimenti tra equilibri politici ed interessi privati. La sostenibilità ambientale è diventata una priorità di cui, molto lentamente, la popolazione sta finalmente prendendo coscienza. Argomento di discussione quotidiana sono le rinnovabili da prediligere, ognuna delle quali ha ovviamente un risvolto negativo della medaglia. Non è possibile instaurare cambiamenti economici senza alterare in alcun modo equilibri pregressi. Ed è il caso del fotovoltaico. Una delle problematiche annesse all’installazione dei pannelli è il consumo di suolo, spesso riservato ad attività produttive ed agricole, che il fotovoltaico occuperebbe.
E da ciò ne consegue un rallentamento nell’avvicendamento da fonti energetiche classiche, nocive per l’ambiente e la salute, e le rinnovabili. I pannelli fotovoltaici hanno dalla loro parte la capacità non solo di produrre energia sufficiente per l’autoconsumo, ma anche di vendere le eccedenze, con un introito a costo zero se si esclude le spese iniziali di installazione. Ed è paradossale che nel Paese del sole ce ne siano un numero di gran lunga inferiore che nei Paesi del Nord Europa, molto più uggiosi e meno luminosi.
L’azienda Coesa, fondata nel 2012 a Torino, in occasione del decimo anniversario dell’impresa ha annunciato la costruzione del primo impianto fotovoltaico galleggiante. L’idea potrebbe avere seguito, in altri bacini d’acqua inutilizzati. In questo modo si eviterebbe il consumo di suolo destinato ad altre attività. L’installazione non è complessa: i pannelli solari vengono montati su supporti di plastica in grado di galleggiare e posizionati sopra superfici idriche inutilizzate.
Gli ingegneri che l’hanno progettato hanno scelto come prima postazione il bacino artificiale della Cava Germanaire, in via di dismissione, fra Carignano e Carmagnola, nel Torinese. Federico Sandrone, AD dell’azienda, spiega: “Questo intervento permette di evitare consumo di suolo e strutture fisse, e di avere un aumento della produttività. Il panello fotovoltaico infatti, a differenza di quanto molti pensano, in agosto produce meno che in giugno perché si surriscalda. Sull’acqua però questo problema non c’è perché viene rinfrescato. Inoltre il pannello galleggiante usa tutta la rifrazione della luce che rimbalza sulla superficie del bacino idrico”.
A parità di dimensione, l’impianto fotovoltaico galleggiante sull’acqua, che ha funzione termoregolatrice della struttura, consentirà di produrre il 15 per cento di energia in più. La composizione dell’impianto piemontese sarà costituita da un generatore composto da 9.720 moduli fotovoltaici distribuiti su una superficie lorda di circa 5,6 ettari, a fronte di un’area di bacino di circa 15 ettari. Sorgerà a una distanza di almeno 50 metri dalla sponda. La potenza nominale complessiva è di 4.374,00 kWp e garantirà una produzione di circa 6 MW annui.
Tuttavia, quando la coperta è troppo corta da qualche parte si rimane scoperti. E questa nuova frontiera delle rinnovabili non è avulsa da problemi. Specialmente per ciò che concerne le microplastiche rilasciate nell’acqua dai pannelli solari che si degraderebbero nel tempo. Le microplastiche sono una delle principali pestilenze per la fauna marina, che ingurgitandone il contenuto, va incontro a morte certa nel tempo.
Inoltre l’impianto galleggiante potrebbe impedire l’attività di uccelli che attraverso l’acqua trovano cibo. Su tale questione interviene nuovamente Sandrone: “Stiamo studiando anche la fauna per fare in modo che l’impianto non interferisca con l’ambiente: i pannelli saranno tenuti a oltre 50 metri dalle rive, dove nidificano gli uccelli, e le loro file saranno distanziate di cinque metri, in modo da non creare ombre dannose per l’ecosistema del lago. Il bacino è di 25 ettari e noi ne copriremo 10, quindi avremo 100 mila metri quadrati di pannelli solari con una copertura discontinua. Li posizioneremo al centro dello specchio d’acqua, dove la profondità è maggiore: 50 metri. Ed è dimostrato che nei bacini chiusi la luce non arriva sotto i dieci metri”.
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