In seguito alle polemiche scatenatisi con lo sversamento in mare delle acque di Fukushima, il Primo Ministro giapponese ha voluto dimostrare che il pesce è del tutto sicuro.
Nel 2011 uno tsunami si abbatté sulla costa orientale del Giappone, compromettendo seriamente la sicurezza della centrale nucleare di Fukushima. In quella occasione, infatti, il sistema di refrigeramento dei reattori nucleari subì gravi danni a causa dell’allagamento e i nuclei di tre reattori subirono una fusione. Per scongiurare la catastrofe si fece ricorso a enormi quantità di acqua per raffreddare i 3 nuclei radioattivi.
Ciò comportò la contaminazione dell’acqua usata per il procedimento, che nel corso degli ultimi 12 anni è stata immagazzinata nel sito della centrale, fino a quando, lo scorso 24 agosto, non è iniziato lo sversamento nell’Oceano Pacifico. Tale decisione da parte del governo giapponese ha scatenato enormi polemiche, non solo tra i Giapponesi stessi, ma anche e soprattutto nei Paesi vicini e tra le associazioni ambientaliste (in primis Greenpeace).
In Cina, per esempio, è stato vietato il consumo di prodotti ittici provenienti dal Giappone, mentre in Corea del Sud migliaia di persone sono scese in piazza per protestare. La preoccupazione principale è dovuta infatti alla possibile contaminazione del pesce da parte di agenti radioattivi. Eppure il governo nipponico ha prontamente dichiarato che consumare il proprio pesce è del tutto sicuro e ha inoltre minacciato di ricorrere all’intervento dell’Organizzazione Mondiale del Commercio al fine di salvaguardare le proprie esportazioni.
Per convincere della veridicità di questa affermazione è intervenuto il Primo Ministro in persona, Fumio Kishida, che ha consumato un pranzo a base di pesce crudo pescato direttamente nel bacino di Fukushima al fianco di altri 3 ministri. Anche nell’ormai lontano 2011 si verificò un evento simile: il deputato giapponese Yasuhiro Sonoda, infatti, fece scalpore per aver bevuto un bicchiere di acqua proveniente da una delle vasche dell’impianto nucleare.
Anche allora l’intenzione era quella di dimostrare l’efficienza dei sistemi di decontaminazione. Ad oggi le analisi effettuate sull’acqua stoccata hanno riportato valori di radioattività ben al di sotto dei valori limite imposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dai vertici governativi del Giappone è arrivato il seguente messaggio: “faremo tutto ciò che è in nostro potere per colmare il divario tra sicurezza e tranquillità“.
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